26 Apr 2010

L’imperatore cinese che divenne Musulmano

dal Khitay Namèh di Seyyid Aly Ekber (1)

Capitolo XV
Degli stranieri che si sono recati nel Khitay e che ancora vi si recano dalle diverse parti del mondo

Le persone che, dai paesi dell’Islâm, si rendono nel Khitay per via di terra, devono assolutamente essere rivestite del carattere di ambasciatore.
I Cinesi pongono sullo stesso piano il villico e l’abitante di una grande città, un ufficiale subalterno e un potente monarca, un commerciante e uno schiavo.
Non conoscono, nell’universo, altro Impero che quello del Khitay, e altri dignitari che i loro.
Le genti provenienti per via di terra conducono dei cavalli e recano (in dono) dei diamanti, delle stoffe di lana, del panno, ossia dello scarlatto di Venezia, della giada e del corallo. Conducono con loro anche dei leoni, dei leopardi e delle linci.
Tutte queste mercanzie si smerciano ottimamente nel Khitay. I Cinesi accettano volentieri anche i cavalli da soma, che regalano ai soldati addetti alla guardia delle frontiere.
I cavalli più costosi vengono condotti coi loro proprietari a Khan Baligh. Li si fa accompagnare da dodici servi che li conducono di tappa in tappa, per una distanza di cento giornate di marcia.
Sei di questi servi portano delle lanterne di tutti i colori, sospese all’estremità di bastoni dipinti e coperti di disegni; camminano davanti e dietro al cavallo; degli altri sei, tre si tengono alla sinistra e tre alla destra dell’animale.
Un leone è condotto con dieci volte maggior pompa rispetto ad un cavallo.
Il leopardo e la lince non rappresentano che la metà del valore di un leone.
Viene fatta cosi’ superare a queste bestie la distanza di cento giornate di cammino.
Si ricevono, in cambio di un leone, trenta casse di mercanzie: ogni cassa contiene mille pezze di stoffe, rasi, velluti; delle staffe in ferro e degli abiti in broccato d’oro; vi si aggiungono forbici, coltelli e aghi. Vi è un pacchetto di ognuno di questi oggetti.
Si ricevono quindici casse simili per un leopardo e una lince e, per quanto riguarda un cavallo, il decimo di cio’ che è accordato per un leone.
Le persone ricevono, inoltre, otto abiti con sottoveste in seta, e ciascuno è rivestito di tre abiti di diversi colori, posti l’uno sull’altro. Ciascuno di questi vestiti è di una tale ampiezza che se potrebbero ricavare due. La larghezza della stoffa impiegata è di un braccio.
Vengono donati anche degli stivali e altri oggetti.
Questi vestiti sono concessi in dono al di fuori del prezzo fissato per il valore delle mercanzie.
Tali regali vengono donati ad ogni Musulmano dal Khâqan (Imperatore), che ai nostri tempi ha, per volontà di Allah, abbracciato l’Islâm, benché i suoi antenati, che regnarono per migliaia di anni, fossero infedeli. Gli abitanti del Khitay sono, in effetti, dei discendenti di Qabil (Caino).
Il discendente di Kin Thay Khan, che oggi è divenuto Musulmano, vide in sogno il principe dei Profeti (sallAllahu ‘alayhi waSallam) strappargli il cuore, lavarlo e recitare su di lui la Shahâdah (testimonianza di fede). questo principe fu, in quell’istante, convertito all’Islâm.
Al risveglio, vide sul muro della sua camera le parole della Shahâdah tracciate in caratteri di colore verde.
Alla vista di tale prodigio, egli la recito’ nuovamente, ed informo’ di questo fatto tutti gli abitanti del palazzo.
Un gran numero di persone, tra gli alti dignitari, cosi’ come tra la gente di umile condizione, seguirono il suo esempio, e abbracciarono l’Islâm.
Il Khâqan redasse una missiva per informare, al di fuori del palazzo, i grandi e i piccoli riguardo la sua determinazione.
“Che ne direste? – scriveva – Per diverse migliaia di anni, gli abitanti dei paesi dell’Oriente sono rimasti immersi nelle tenebre della miscredenza. La luce della fede ha brillato, ed io solo, tra i miei padri e i discendenti del Faghfur della Cina, ho potuto giungere alla felicità di conoscerla. Se possedete naturalmente in voi stessi la scienza perfetta, bisogna che abbracciate l’Islâm”. (2)

Quando i dignitari e il popolo vennero a conoscenza della conversione del Khâqan e del tenore del suo scritto, si trovarono immersi nel più profondo stupore.
I mandarini esposero cio’ che segue in una supplica: “Nessuno dei vostri antenati è mai stato Musulmano, e le leggi del Khitay non permettono affatto all’Imperatore di far professione di fede islamica”.
Dopo aver ricevuto questa risposta, il Khâqan convoco’ i dignitari: “Cio’ che mi avete scritto – disse – prova la vostra scarsa conoscenza della legge. I nostri antenati l’hanno stabilita per gli atti esteriori, ma la nostra coscienza le sfugge. Che cosa ne potete voi sui miei sentimenti intimi? L’Islâm appartiene al dominio delle cose spirituali”.
I mandarini e il popolo non trovarono nulla da obiettare a tali parole e furono colti da timore. Ignorare la legge anche su un solo aspetto costituisce per i mandarini un errore molto grave.
Un gran numero dei funzionari e della gente del popolo adottarono l’Islâm, poiché i miscredenti dell’Oriente, sia che abitino nelle città, sia che si tratti di gente della campagna, hanno una marcata propensione per questa religione.
Quando il Khâqan l’avrà praticata, una moltitudine di suoi subalterni seguiranno il suo esempio, poiché essi spingono fino all’adorazione il rispetto che nutrono per la persona del sovrano; si sottomettono a tutto cio’ che egli dice.
Quando la luce proveniente dall’Occidente diverrà più viva (nelle contrade dell’Oriente), gli abitanti abbracceranno senza difficoltà e senza opposizione la religione musulmana, poiché non nutrono alcun sentimento di fanatismo religioso.
Quando il più meritevole dei campioni della religione, il più glorioso dei sultani del mondo, l’ombra di Allah sulla terra, il sultano di Rûm, avrà, con la fiaccola della fede che li guiderà sulla retta via, cacciato l’oscurità della notte che avvolge i miscredenti dell’Occidente, e quando le sue truppe vittoriose avranno riunito in un solo fascio la luce dell’Occidente e quella dell’Oriente; quando egli avrà dissipato le tenebre dell’errore che regna ancora sulla superficie della terra, allora le parole di questo versetto:

Quando verrà l’ausilio di Allah e la vittoria (Corano CX. An-Nasr, 1)

saranno completamente realizzate in considerazione del Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) e della sua famiglia.
Noi godiamo ancora dei suoi benefici, nonostante egli abbia lasciato questo mondo.

Abbiamo gli occhi della speranza fissati sulla tua grazia,
oh nostro Signore! Accordaci il cibo quotidiano!

Oh tu, il cui carattere generoso risplende come il sole,
tu vedi chiaramente esposta dinanzi a te la condizione dei disgraziati!

NOTE:

(1) Negli ultimi anni del XV° secolo e all’inizio del XVI°, un mercante musulmano, probabilmente originario dell’Asia centrale, si reco’ in Cina con diversi suoi correligionari, ottenendo il permesso di risiedere a Pechino.
Al suo ritorno, si stabili’ a Costantinopoli, dove redasse, sotto il titolo di Khitay Namèh, un’opera divisa in venti capitoli, nei quali consegno’ tutte le osservazioni fatte durante il suo viaggio e il suo soggiorno nelle province della Cina del nord.
L’esemplare autografo del Khitay Namèh è conservato nella biblioteca di Ashir Efendy e, in una nota posta alla fine del libro, l’autore ci informa di chiamarsi Seyyid Aly Ekber, e di aver ricevuto o adottato il soprannome di Khitay (il Cinese).
Termino’ la sua copia del libro alla fine del mese di Rabi’ al-Awwal 922 H. (aprile 1516).
L’opera fu composta allo scopo di incitare il sovrano dell’Impero Ottomano a lanciarsi alla conquista della Cina e a convertirla all’Islâm. L’autore cita l’esempio di Timur che, costretto dalla malattia a fermarsi a Otrar, sul letto di morte espresse il rimpianto di aver versato il sangue dei Musulmani invece di rivolgere le armi contro gli infedeli del Tibet, del paese di Uygur e della Cina.

(2) La notizia relativa alla conversione all’Islâm dell’Imperatore della Cina è riportata anche da altri autori.

Ad esempio, Seïfy Tchéléby menziona l’avvenimento nel suo opuscolo, in cui narra che il cugino dell’Imperatore Kin Ti una notte vide in sogno, nel 960 H. (1552), il Profeta Muhammad (sallAllahu ‘alayhi waSallam), che gli ingiunse di recarsi immediatamente nelle scuderie, dove avrebbe trovato uno stalliere che gli avrebbe fatto recitare la Shahâdah. L’indomani mattina, l’Imperatore rese nota la sua conversione ai suoi ministri e agli ufficiali del palazzo, invitandoli a seguire il suo esempio.
Gli uni acconsentirono, altri rifiutarono. La madre dell’Imperatore resistette a tutte le istanze del figlio, che assunse il nome di Muhammad.
Un individuo giunto da Bukhara, di nome ‘AbdusSamad, insegno’ all’Imperatore i principi fondamentali dell’Islâm.
Costui gli offri’ la dignità di primo ministro, ma ‘AbdusSamad rifiuto’, contentandosi dell’ufficio di consigliere spirituale.
Seïfy aggiunge che il numero dei Musulmani era considerevole, in Cina, alla sua epoca, e che vi erano più di trecento moschee in cui si eseguiva la preghiera congregazionale del venerdi’.

18 Apr 2010

Faraone e lo scienziato Bucaille

François Mitterrand divenne presidente della Francia nel 1981, in tale occasione La Francia richiese al governo egiziano di ospitare la mummia del Faraone. Il fine era che la mummia venisse condotta in laboratorio per delle sofisticatissime analisi di tipo anatomico/archeologico per conoscere meglio il dittatore piu' noto mai vissuto sulla terra. Il presidente francese stesso, e tutti i ministri furono li' pronti per ricevere la mummia inchinandosi di fronte alla stessa in onore di Faraone.
Quando la cerimonia ebbe fine, la mummia fu trasportata ad una sezione apposita del Centro Archeologico Francese, dove si diede inizio all'esame dettagliato della stessa a cura dei piu' grandi scienziati archeologi francesi.
La squadra era capeggiata dal professore Maurice Bucaille, il quale era principalmente interessato a scoprire come Faraone fosse morto. Il rapporto finale degli scienziati fu rilasciato a tarda ora quella sera stessa e confermava che il corpo esaminato appartenesse ad un individuo morto per annegamento, il corpo era stato poi in breve tempo riposto in un luogo asciutto e preservato la' senza essere imbalsamato.
Una cosa sorprendete su cui stava ancora interrogandosi il Professor Maurice Bucaille era come potesse questo corpo conservarsi meglio degli altri, nonostante fosse stato tirato fuori dal mare.
Il corpo a cui si fa riferimento in particolare e' quello di Ramses II, il Re Egiziano all'epoca del Profeta Mose' (su di lui la pace). Risale a circa 3000 anni fa, e fu trovato nel Mar Rosso, in un posto chiamato Jabalain, ed e' attualmente in mostra nella Camera Reale delle Mummie del Museo Egiziano del Cairo.(Vi invito a ricercare eventuali foto, ad esempio a tale link http://www.flickr.com/photos/jimmysmith/268739934/ )
Gli fu detto che i Musulmani lo sapevano gia'. Il Professor Maurice Bucaille sapeva fosse impossibile fare tali scoperte senza il supporto di attrezzature tecnologicamente avanzate. Gli fu risposto che i Musulmani disponevano di meglio, essi credono infatti nel Corano e in esso si narra in modo molto dettagliato la storia dell'annegamento di Faraone e si assicura che il suo corpo sara' ritrovato integro in quanto dovra' rappresentare un segno per l'Umanita'.
E' un doppia rivelazione: di un evento passato antecedente di molti secoli agli anni della rivelazione del Corano e cioe' che Faraone fosse morto per annegamento, ed una rivelazione futura e cioe' che il suo corpo integro sarebbe stato mostrato a tutti e sarebbe stato un segno per chi capisce.
e difatti Faraone e' esposto addirittura nel Museo del Cairo! MIlioni di turisti lo fotografano di continuo! eppure non si pongono domande profonde....stanno li' soltanto a sorridere e fare click! Questo e' davvero un segno per le persone che si soffermano a riflettere, esattamente come accadde al Professore Bucaille.
Ritornando alla sua storia, Maurice Bucaille non riusciva a credere alle proprie orecchie....come puo' essere possibile che un libro la cui rivelazione era avvenuta 1400 anni prima, potesse parlare della mummia in termini cosi' specifici, di una mummia che era stata ritrovata 111 anni prima, soltanto nel 1898? Il Professore Bucaille si fermo' a riflettere e riflette' molto a lungo... anche nel Vecchio Testamento si parla dell'annegamento di Faraone nel Mar Rosso (Esodo 14:28, Salmi 136:15, Esodo 15:19) eppure non c'e' traccia alcuna di una profezia futura sul corpo di Faraone mostrato come segno per l'Umanita'.
Una volta che gli scienziati ebbero terminato con l'esaminazione della mummia, essa fu restituita al Museo del Cairo dove attualmente si trova. Ma la vita del Professore Maurice Bucaille cambio'. Egli decise di viaggiare e di incontrare degli scienziati musulmani ai quali parlo' a lungo e condivivise con essi la sua esperienza. Gli fu letto dal Corano:
"E facemmo attraversare il mare ai Figli di Israele. Faraone e le sue armate li inseguirono per accanimento e ostilità. Poi, quando fu sul punto di annegare, [Faraone] disse: «Credo che non c'è altro dio all'infuori di Colui in cui credono i Figli di Israele e sono tra coloro che si sottomettono».
91 [Disse Allah]: « Ora ti penti, quando prima hai disobbedito ed eri uno dei corruttori?
92 Oggi salveremo il tuo corpo, affinché tu sia un segno per quelli che verranno dopo di te ». Ma in verità la maggioranza degli uomini sono incuranti dei segni Nostri."
(Sura 10:90-92)

Immediatamente si alzo' di fronte alla folla e disse ad alta voce: "Credo nell'islam, credo nel Corano".

Poi ritorno' in Francia con un volto nuovo, dove dedico' 10 anni investigando le scoperte scientifiche e comparandole al Corano.

"Non lo tange la falsità in nessuna delle sue parti. E' una rivelazione da parte di un Saggio, Degno di lode"(Sura 41:42)

Dopo tanti anni di ricerca, il Porfessore Maurice Bucaille scrisse un libro che scosse tutta l'Europa "La Bibbia, il Corano e la Scienza: Le Sacre Scritture esaminate alla luce della Scienza Moderna".

Per approfondimenti vi rimando a questo link:
http://lamadrasadimalika.files.wordpress.com/2010/02/il-corano-e-la-scienza-moderna.pdf