27 May 2012

Dal Vaticano alla Mecca: il mio viaggio verso l’Islam


Come sono entrata nell’Islam …

Ho lasciato la mia città natale in gennaio 1998. Volevo studiare l’Inglese a Londra per poi trovare lavoro una volta tornata a casa. L’idea era di diventare una guida turistica a Roma o in giro per l’Italia. La lingua di cui avevo più bisogno era l’Inglese. Così lasciai l’Italia. Avevo solo diciotto anni e non conoscevo nessuno a Londra, ma era un’avventura …
Una volta arrivata a Londra, iniziai a cercare un posto dove stare … sì, lo so, è da pazzi! Ma davvero non conoscevo proprio nessuno … alla fine trovai un posto per passare la notte. Il giorno dopo mi misi immediatamente alla ricerca di un lavoro e di una scuola. I giorni passavano e la mia preoccupazione cresceva perché non trovavo lavoro e i soldi che avevo se ne stavano andando velocemente. Mi ritrovai in una cappella in centro a Londra e decisi di entrarvi a pregare. Ero molto triste e mi sentivo sola. Mi inginocchiai ed iniziai a pregare Dio. Non sono mai stata il tipo di Cristiana che pregava Gesù (pace su di lui). Pregai solo Dio e Gli chiesi di aiutarmi. Mentre pregavo il Signore piangendo, un sacerdote uscì e, sorpreso di vedere una ragazza che pregava e piangeva, venne a chiedermi se andava tutto bene. Mi disse di avere pazienza perché Dio ricompensa i pazienti. Mi sentii meglio e me ne andai; la mia preghiera di quel giorno sarebbe stata esaudita un anno e mezzo dopo.
A questo punto fui sfrattata dal posto in cui abitavo perché non potevo più pagare l’affitto. Così dovetti fare i bagagli e mettermi in cerca di una nuova sistemazione. Più tardi quella sera incontrai alcune ragazze italiane. Mi invitarono a stare da loro in un ostello della gioventù. Era un ostello gestito da suore ed erano ammesse solo ragazze. In questo “convento”, cominciai una nuova vita. Non sono mai stata una persona timida, infatti ero sempre l’anima della festa; ma quell’anno avrei ricevuto una sorpresa che avrebbe cambiato la mia vita per sempre!
Per cominciare, trovai un lavoro, il che significava potermi permettere la retta della scuola di Inglese. Al lavoro conobbi alcuni Musulmani, persone molto gentili che trascorrevano ore parlando di Dio. Facevo loro domande sull’Islam e sul Corano. A volte mi arrabbiavo perché dicevano che Gesù (pace su di lui) non era Dio, e rispondevo: “Cosa?! Ma come puoi dire così?”. Passavo del tempo specialmente in compagnia di un ragazzo. Trascorrevamo pomeriggi interi in Hyde Park (un parco molto grande nel centro di Londra), parlando dell’Islam. Comprai persino una Bibbia e difendevo la mia religione. Lui si portava il suo Corano per provare le sue affermazioni.
Lo stesso ragazzo mi presentò alla sua famiglia e sua cognata mi parlò dell’Islam. Anche lei era una convertita e mi mostrò alcune sue fotografie di quando era Sikh. Anche lei era l’anima della festa. “Questa sono io adesso” - pensai – la ammiravo perché aveva avuto il coraggio di cambiare la sua vita e la sua situazione in meglio. Era pura, rinata. Sentii che avevo bisogno di fare qualcosa.
Così me ne andai. Mi aveva detto molte cose che mi avevano toccato il cuore. Ero paziente e credevo in Dio. Mentre camminavo verso casa quel giorno, sentii una chiamata: era l’Adhaan (la chiamata alla preghiera) che mi risuonava nelle orecchie. Non avevo mai saputo della sua esistenza, né avevo mai sentito un suono così bello e melodioso. Allah mi stava chiamando al successo! (una delle frasi dell’Adhaan è “Vieni alla preghiera! Vieni verso il successo!”, al tempo non lo sapevo).
Così accettai la Sua chiamata – l’invito di Dio – e una settimana dopo feci la mia Shahaadah (il giuramento che non vi è altro Dio all’infuori di Allah e che Muhammad – pace e benedizioni su di lui – è il servo e l’ultimo Messaggero di Allah).
[Shahaadah: dopo aver pronunciato le parole della professione di fede con piena convinzione, si diventa musulmani, cioè servi sottomessi a Dio].
La mia invocazione quel giorno in quella cappella era: “Oh Allah, se davvero mi ami, guidami a ciò che è giusto. Amin.” Allah mi ha guidata perché mi ama, ma ci è voluto più di un anno di pazienza da parte mia per accettare l’Islam come mio modo di vivere, la stessa “pazienza” (sabr in Arabo) di cui quel sacerdote parlava quel giorno nella cappella. La mia vita è completamente cambiata.
Andavo in discoteca e bevevo. Fumavo e prendevo droghe. Non c’era mai una festa in città a cui non partecipassi. La mia vita era molto triste; piena di amici, eppure solitaria. Allah mi ama: lo so con certezza perché mi ha salvata da quella vita! Mi ha salvata da una vita di tristezza, solitudine e infelicità! Più che benedetta, mi sento ONORATA che Allah abbia scelto me. Avrebbe potuto lasciarmi nella disperazione. Ero persa nell’oscurità. Chi mi conosceva da prima, ora mi guarda con rispetto. Ero l’anima della festa e ora la mia anima la curo e la nutro.
E che Allah guidi anche la mia famiglia. Amin.
Autore: seguitemi su Twitter a @AyeshaLucarelli

16 May 2012

Benefici della Fede nella Predestinazione e nel Decreto Divino


- Credere nel destino e nella predestinazione ci porta a sentirci soddisfatti e ad accontentarci, calandoci in uno stato di quiete e di serenità.
Si sa che la preoccupazione e l'inquietudine arrecano diverse malattie psichiche ed hanno anche effetti fisici negativi sul corpo.
La fede nel destino scelto e mandatoci da Allah fa svanire ogni inquietudine ed ogni ansia.
Allah dice infatti: (57: 22-23):

"Non sopravviene sventura né alla terra né a voi stessi, che già non sia scritta in un Libro prima ancora che [Noi] la produciamo; in verità ciò è facile per Allah. E ciò affinché non abbiate a disperarvi per quello che vi sfugge e non esultiate per ciò che vi è stato concesso. Allah non ama i superbi vanagloriosi."


-Credere nella predestinazione incita ed esorta il fedele alla ricerca ed alla scoperta scientifica cioè alla conoscenza dei segreti dell'Universo: l'uomo ricerca le cause della malattia e perviene alla cura: la malattia come la scoperta della cura fanno parte del destino.

- Credere nella predestinazione consola il fedele, gli allevia il peso del dolore e delle disgrazie. La perdita di un bene è una disgrazia. Ma se il fedele reagisce disperandosi ed entrando in uno stato costante di angoscia, ne soffrirà doppiamente: per la perdita del bene e peril dolore che ne consegue. Mentre il fedele che crede nella predestinazione, accetterà la prima disgrazia (la perdita del bene) perché sa che costituisce una parte di quello che gli è predestinato ed in conseguenza, non ne soffrirà così tanto. Il Profeta disse: "Il fedele forte è quello amato da Allah l’Altissimo, più del fedele debole e vi è bene in ambedue. Prendi di quello che ti è utile, fatti aiutare da Allah l’Eccelso e non indebolirti mai. Se una disgrazia ti accade non dire: "se avessi fatto quello o quello..." ma dì ' piuttosto: "È il decreto di Allah che fa quello che vuole (translitterazione: QadarALLAH ma sciafala)." Il "'se'" mette in moto l'opera del diavolo."
(Muslim n° 2664)

Credere nella predestinazione non equivale, però come tanti credono falsamente, alla rinuncia ad ogni sforzo e alla passività totale. Il Profeta, pace e benedizioni di Allah su di lui, stesso disse a tale riguardo ad un uomo che gli domandò: "Lascio la mia cammella e pongo la mia fiducia in Allah?" Gli rispose: "Piuttosto attacca la tua cammella e confida in Allah." (Ibn Habban n° 731)

Estratto da Il Messaggio dell'Islam di al-SHEHA







11 May 2012

La Luce della Guida


di Ahmad ibn ‘Abd al-Rahman al-Swiyan

Ero di ritorno da un lungo viaggio, e Allah decretò che il mio posto a sedere sull’aero dovesse essere proprio accanto ad un gruppo di giovani spensierati, le cui risate rumorose e le cui asordanti voci erano davvero insopportabili! E come se non bastasse, l’aria era invasa da nuvoloni di fumo provocato dalle loro sigarette. Ma per Saggezza di Allah, l’aereo era al completo e non potetti cambiare posto. Cercai di sfuggire il problema dormendo, ma era impossibile…quando mi stufai di tutto quel fracasso, tirai fuori il mio Mus-haf (copia del Corano),e iniziai a leggere dal Corano quello che potevo a voce bassa. Quei giovani uomini inziarono a calmarsi. Alcuni si apprestarono a leggere giornali, altri si addormentarono.
All’improvviso uno di quel gruppo si rivolse a me ad alta voce, nonostante mi sedesse proprio accanto: “Basta! Basta!” Pensai di averlo disturbato… che la mia voce fosse troppo alta… dunque mi scusai e continuai la mia lettura bisbigliando in modo tale che potessi sentirmi soltanto io.
Lo vidi che si teneva il capo fra le mani, poi prese ad agitari, a muoversi troppo. Poi alzò il capo e mi disse irosamente: “Per favore, smettila, non posso sopportarlo!” Di lì a poco si alzò e si allontanò per un po’, in seguito ritornò, mi salutò col saluto di pace, e si scusò. Cadde in silenzio, non capivo cosa stesse succedendo. Ma dopo un po’ di tempo mi rivolse lo sguardo con gli occhi colmi di lacrime e mi bisbigliò: “Per tre anni o più non ho messo la mia fronte a terra, né ho letto una ayah! Ho intrapreso questo viaggio lungo un intero mese, e non vi è stata cattiva azione che io non abbia commesso. Poi ti ho visto leggere il corano, e tutto il mio mondo si è tinto di nero e il mio cuore si è riempito di disperazione. Mi sono sentito come se qualcuno mi stesse strangolando…ho sentito che ogni ayah che leggevi mi cadeva sul corpo come una frusta. Mi sono detto: per quanto tempo ancora andrà avanti questa negligenza? dove mi porterà questa strada? cosa succederà dopo tutto questo gioco insensato? Poi mi sono recato alla sala da bagno, sai perché? avevo un forte impulso di piangere ma non ho potuto trovare nessun altro luogo dove nascondermi dalla vista della gente!”
Gli parlai in linee generali della tawbah (pentimento) e del ritorno ad Allah, poi cadde in silenzio. Quando l’aereo atterrò, mi fermò, sembrò che volesse tenersi alla lontana dai suoi amici. Mi chiese con espressione seria sul volto: “Pensi che Allah accetterà il mio pentimento?” Gli dissi: “Se sei sincero e serio nel tuo pentimento, allora Allah perdonerà tutti i tuoi peccati.” Egli aggiunse: “Ma ho fatto delle cose davver terribili!” Ed io gli risposi: “Non hai sentito quello che Allah dice (interpretazione del significato):

Di': “O Miei servi, che avete ecceduto contro voi stessi, non disperate della misericordia di Allah. Allah perdona tutti i peccati. In verità Egli è il Perdonatore, il Misericordioso. [al-Zumar 39:53]

Lo vidi sorridere dalla gioia, con gli occhi ricolmi di lacrime, poi si accomiatò e se ne andò.
Subhan ALLAH AL-Adhim !

Non importa quanto grandi siano il male e il peccato di un uomo, nel suo cuore c’è un seme di bontà. Se solo riusciamo a raggiungerlo e farlo crescere, porterà i suoi frutti, in sha ALLAH.
Questo seme di bontà è in continua lotta nel cuore dell’uomo, anche quando è coperto da strati di desideri e voglie. Quando Allah vuole del bene per il Suo servo, EGLI farà sì che la luce della guida brilli nel suo cuore e lo guidi sullo stesso sentiero che seguono coloro che sono guidati. Allah dice (interpretazione del significato):

Allah apre il cuore all'Islàm a coloro che vuole guidare, colui che vuole sviare, lo stringe e opprime il suo petto, come a chi fa sforzo a salire verso il cielo. Così Allah impone l'infamità a coloro che non credono.[al-An’am 6:125]

Fonte:
Al-Bayan magazine, issue 152, Rabi al-khir 1421, pp. 66-67
Traduzione a cura di Cinzia Amatullah