19 Nov 2012

La libertà … dell’Islam di Lisa



Lasciate che vi porti in viaggio con me, sul cammino che mi ha portato alla verità; tutte le domande sulla vita e sulla morte risposte in un libro, il motivo per cui siamo qui e la giusta strada da seguire. La libertà … dell’Islam.

I miei genitori sono italiani. Mio padre è siciliano e mia madre del Nord, ma sono nata e cresciuta in  Gran Bretagna.

Ero una brava ragazzina, brava a scuola, fino a un certo punto. Quando entrai nell’adolescenza praticamente mi misi sulla strada della distruzione, godendo solo delle cose superficiali nella vita, felice solo quando le cose andavano bene nella mia vita e disperata non appena andavano male. Crescendo, peggiorai. A 17-18 anni pianificavo le mie settimane riempiendole di notti all’insegna dell’alcool in discoteche. La mia vita ruotava attorno a cattive amicizie e relazioni. Me ne andai dalla casa dei miei genitori a 19 anni, ed il mio rapporto con loro si deteriorò, perché ero senza controllo e non sapevano come gestirmi.

Ho sempre creduto in Dio, anche da bambina, sebbene i miei genitori non fossero per niente religiosi e non mi avessero mai portata in chiesa. Tuttavia, vi fu un punto della mia adolescenza in cui cominciai a frequentare una chiesa con una mia amica, che mi aveva fatto conoscere questa particolare chiesa a cui andava lei. Quindi, desiderai molto entrare nel Cristianesimo, sentivo una connessione emotiva con esso; ma il problema era che andavo in chiesa la domenica, guardavo la gente pregare, cadevo di fronte a Dio, cominciavo a parlare in strane lingue e poi la gente veniva da me a chiedermi se fossi stata salvata … non sapevo se fossi stata salvata o no, ma sapevo che la Chiesa non era abbastanza potente da cambiarmi. Una volta uscita dalla chiesa, il giorno dopo uscivo a bere e a commettere altri peccati. Stavo male dentro di me a volte, ma non mi importava abbastanza di quello che il Cristianesimo diceva per cambiare! La cosa principale con cui non potevo fare i conti era la trinità: perché Dio è 3? Perché devo pregare Gesù per raggiungere Dio? Per me non aveva alcun senso. Trovavo anche molte contraddizioni nella Bibbia, ed il fatto che ci fossero così tante Chiese di confessioni diverse, che predicavano cose diverse, con diverse versioni della Bibbia … continuavo a chiedermi “quale devo seguire? Quale ha ragione? Come faccio a saperlo?” Queste erano solo alcune delle domande che nessuno in chiesa sapeva rispondere e a cui neanche io sapevo dare risposta.

Pur avendo avuto la mia battaglia con il Cristianesimo, come avevano fatto anche i miei genitori (per questo non mi avevano mai insegnato niente a riguardo), questa era comunque l’unica cosa di cui sapevo qualcosa, non sapevo assolutamente niente di nessun’altra religione. Probabilmente l’Islam era quella di cui sapevo meno di tutte, ed ero pressoché convinta che fossero tutti un po’ pazzi. Non avevo neanche alcun interesse a cambiare religione, e mai avrei pensato che sarei stata abbastanza forte da intraprendere un viaggio alla ricerca della verità, e mai in vita mia avrei pensato di prendere anche solo in considerazione di diventare musulmana. Non era da me, quello non era il tipo di persona che ero … ma il potere di Allah, l’Altissimo e l’Onnipotente, è incredibile.

Nel mio periodo turbolento, incontrai un uomo; era musulmano, ma sulla mia stessa strada distruttiva, nello stesso giro. Ci conoscevamo si e no, e ci incontravamo tra amici nell’ambiente delle discoteche. Ad un certo punto della sua vita, decise di staccarsi dalle cattive compagnie e allontanarsi dalla sua vita sregolata per studiare e rimettere in sesto la sua vita. In quel periodo gli facevo visita, lo vidi pregare e pensai che fosse un po’ strano. Poi un giorno iniziammo a parlare di religione. Gli parlai di tutte le cose che non riuscivo a capire sul Cristianesimo e di tutte le sue contraddizioni, pensando che queste esistessero in tutte le religioni. Mi disse, “Non nell’Islam. L’Islam è semplice. Crediamo in un Dio a cui preghiamo, e che tutti i profeti fossero messaggeri dell’unico vero Dio.” Mi fece riflettere. Questo era quello che, in qualche modo, avevo sempre creduto anch’io. Ero abbastanza incuriosita, ma allo stesso tempo anche sulla difensiva; pensavo che tutto questo fosse qualcosa di completamente estraneo. Dopo un po’di tempo, e dopo aver letto qualche volantino, diventai molto curiosa e iniziai a chiedermi cos’altro l’Islam dicesse. Dopo essermi fatta coraggio, mi sentii pronta, e gli chiesi di farmi avere una traduzione del Corano in Inglese. Avevo intenzione di leggere solo qualche pagina per soddisfare la mia curiosità; non mi feci alcuna pressione … ma subhanallah, sia Gloria all’Altissimo, fui incredibilmente scioccata da quello che lessi. Mi fece piangere, mi “spezzò”, mi sbalordì. Non ci sono parole per descrivere il modo in cui ogni domanda che mi fossi mai posta nella vita fosse risposta in un unico libro. Parlava delle donne, di famiglia, spiegava tutto sulla vita e sulla morte: una guida alla vita su cui non potevo dubitare, completamente logica, senza la minima contraddizione. Fu un’esperienza così forte che cominciai a vedere la vita diversamente. Mi resi conto che la vita è così breve e tutte le cose di cui mi preoccupavo non contavano nulla, erano così superficiali. Mi accorsi che questo libro liberava la donna; pensavo di essere libera, ma in realtà ero intrappolata nell’aspetto mondano di questa vita: come apparivo e mi vestivo. Pensavo di essere liberata, che nessuno avesse potuto impormi cosa fare, di essere padrona di me stessa, ma mi accorsi di quanto fossi OPPRESSA per il fatto di essere come ero e vestirmi con minigonne ed abiti provocanti. Capii che l’Islam è la vera libertà ed il fatto che Dio mi dicesse di coprirmi era il modo che Egli aveva scelto per onorare la donna, dicendole: ‘Non essere schiava della società, sii modesta e comportati in maniera rispettosa così la gente vedrà chi sei veramente dentro di te, ed otterrai il rispetto che meriti dagli altri’. Dopotutto, dovremmo fare tutto per il nostro Creatore, non per la gente che non resta nella nostra vita. Scoprii in cosa consistesse la vera liberazione e la provai. Tra tutte le cose che avevo letto, sapevo che questa poteva essere solo la vera parola di Dio. Anche il fatto che il Corano sia rimasto intatto, non cambiato né alterato per centinaia e centinaia di anni, che ne esistesse una sola versione, rese il potere di quelle parole ancora più forte … Quindi, ora che sapevo per certo che quella era la verità, che l’avevo trovata, mi imbarcai nel mio viaggio, durante il quale parlai anche con dei sacerdoti. Volevo essere sicura ed avere completa convinzione prima di accettarlo, perché sapevo che avrei incontrato molte critiche lungo il cammino. I preti non seppero darmi risposte; quando ponevo una domanda che né loro, né la Chiesa o la Bibbia fossero in grado di rispondere, dicevano :"È un mistero". Così fui convinta e – Alhamdulillah – nel Dicembre del 2006 feci il passo decisivo ed accettai l’Islam; pronunciai la Shahaadah, non volevo essere persa nella vita neanche per un secondo di più. La dissi da sola, nella mia stanza, e provai libertà. Una settimana dopo, la pronuncia nella moschea, di fronte ad alcuni testimoni.

È qui che la mia vita è veramente cominciata. Mi sento come se fossi stata scelta, benedetta dall’Onnipotente, e dire che sarò eternamente riconoscente non gli rende giustizia. Qualsiasi calamità si abbatta su di me, da quel giorno so di avere Allah (sia Gloria a Lui l’Altissimo) al mio fianco e a cui poter chiedere aiuto per superarla. Qualsiasi problema mi si presenti, con la mia famiglia, la società e la vita in generale, lo posso affrontare perché ora sono forte ed ho la fede dentro di me.

Sono stata benedetta e – in sha Allah – sarò sempre immensamente riconoscente per aver trovato la verità, l’Islam.

Lisa xxxx

13 Nov 2012

IMAN: Ringrazio Allah per avermi scelta e fatta diventare musulmana.


Be’ che dire di me, sono una ragazza/donna italiana, sta a voi decidere come definirmi in sha Allah perché io mi sento una ragazza ma sul passaporto sono una donna visto i 36 anni che mi porto dietro. Al-hamdulillah per tutto. La storia della mia conversione potrebbe sembrare insignificante per chi non conosce il mio passato, ma per chi lo conosce è una cosa "fuori di testa" come la definisce mia sorella. Sin da piccola sono sempre stata un po’ presa/coinvolta in questa dunya; di famiglia benestante e problematica, ho sempre condotto una vita fatta di sport e divertimento che mi sono sempre serviti per evadere i problemi familiari. Una madre simpaticissima, generosissima ma ossessionata dalla fama e dall'opinione altrui. Un padre simpaticissimo, un grande educatore e lavoratore ma poco presente (da non colpevolizzare). Vita religiosa gestita da mia madre al 100%, infatti, ho frequentato le scuole private dalle suore. Il tutto mi portò a vincere una competizione regionale chiamata "la bimba del papa Woytila"... sì, ragazze, io, proprio io, l'attuale muhajjaba, ho vinto e perciò accompagnato il papa Giovanni Paolo II nella sua visita alla mia città!!! Le mie foto sono dentro la basilica, la mia povera zia, oramai 90enne, mi continua a dire che mi deve aver posseduta qualche demonio perché io sono la bimba di papa Giovanni Paolo II, non posso essere musulmana!!! Miskina che donna, le voglio un gran bene.

Alcuni anni dopo, sempre sotto l'influenza di mia madre, ho lavorato a cinecittà in un film con Renato Pozzetto perciò vai... le mie foto sui giornali regionali!!! Poi una volta arrivata l'adolescenza, l'ultima ciliegina sulla torta, mi fermarono in strada per chiedermi di farmi un provino per un’agenzia di modelle... se mi vedete adesso potrei fare solo la modella per il detersivo, ma ai miei tempi ero guardabile. Quindi sì modella, perciò completamente lontana da ciò che dovrebbe essere una ragazza musulmana, ma Al-hamdulillah Allah ci perdona dopo la shahada.

Ho fatto la modella e lavorato anche per la Valtur in giro per l'Europa fino a che non sono venuta a Londra ed ho imparato che la vita e che il mondo sono bellissimi e pieni di diversità e che la mia ben amata vita e Italia erano una parte piccolissima di questo mondo come tutti immagginano qui a Londra, ho conosciuto persone provenienti da tutto il mondo e da tutti ho imparato qualcosa.

Nei primi anni qui, viaggiavo tanto in giro per il mondo da donna single con tante amiche ero sempre molto lontana da ciò che era la religione, qualsiasi religione... fino a che un giorno un ragazzo mi disse: "Ciò che io ho dentro di me, tu non potrai mai averlo." Io, da buona italiana convinta, gli dissi: "Ah sì??? E cosa sarebbe???" Lui mi rispose: "L’ISLAM." Mi disse inoltre: "Mi piacerebbe poter fare un trapianto e passartelo, mettertelo nel cuore per farti capire!” Io ovviamente scioccata gli risposi: "Ma sei drogato?" Che risate, non lo dimenticherò mai quel giorno! Rimasi stupita dal fatto che una persona così normale, per niente religiosa, mi parlasse in quel modo e ci tenesse così tanto alla sua religione. SubhanAllah. Dopo poco, accadde l'11 settembre ed allora sì... da buona italiana curiosa iniziai a leggere sull'Islam ovviamente tra un club e l'altro; nel bus mentre tornavo da lavoro, nell’aereo mentre andavo in Sud America leggevo, leggevo e leggevo! Al-hamdulillah non conoscevo bene nessun musulmano/a perciò continuavo a leggere fino a che un giorno mi comprai un libro sui miracoli nel Qur’an e ovviamente a quel punto mi prese il classico scioccamento cronico. Non ci potevo credere che nel Qur’an si potessero trovare riferimenti scientifici di quel calibro!!! SubhanAllah ricordo di aver passato una nottata intera tra l'enciclopedia e il libro, era impossibile! Ma a chi chiedere? Be’ a Dio! Allora sì, senza neanche dormire 1 ora, presi l'indirizzo della moschea di Baker Street e vai con 3 metri di capelli boccolosi, camminai sulla strada della moschea pregando di non morire... che scema, ma quanto ho riso dopo. Ad ogni modo arrivai lì, non avevo mai visto una moschea prima perciò ero un po’ persa, e chiesi ad un fratello di indicarmi il posto dove la gente diventa musulmana. E così eccomi qua musulmana ed orgogliosa.

Forse volete sapere cosa successe dopo, be’ niente... dopo aver pronunciato la shahada, andai a lavoro e là trovai tanti musulmani che non avevo mai visto prima ma che per anni avevano lavorato al mio fianco e che mashAllah, che Allah li ricompensi col paradiso, mi hanno insegnato tanto, chi mi insegnava al-fatiha, l'altro mi diceva di dire bismillah, quell'altro mi chiamava per pregare con lui. Che bello mashallah! La mia vita continuava così: andavo a lavorare dove imparavo il mio deen coi miei colleghi e tornavo a casa, le mie amiche non capivano se mi ero presa una droga troppo forte che mi aveva fatto partire il cervello o se stavo scherzando... subhanAllah le ho perse tutte. Al-hamdulillah ne ho trovate di meglio. Poi un giorno, vi ricordate quel ragazzo che mi disse che voleva fare il trapianto? Be’ venne a trovarmi (poi non ho mai capito come aveva fatto a sapere che io ero diventata musulmana) dopo che se ne andò tutti i miei insegnanti di deen del lavoro non potevano quasi rivolgermi la parola... io non capivo fino a che sempre il ragazzo del trapianto mi chiese di sposarlo!!! Be’ ragazze che dire... il trapianto è stato fatto!!!

 Wa salam

 
 


 

 
 

7 Nov 2012

Come sono arrivata a scegliere l'Islâm (di Agnese Umm Yusef)



Assalamo `alaykum wa Rahmatullahi wa Barakatuhu (che la pace, e la misericordia e le benedizioni di Allah siano con voi).

Mi chiamo Agnese, sono italiana e vivo in Inghilterra, dove ho studiato e lavorato, dal 2002. Sono cresciuta in una famiglia cristiana praticante e lo sono stata io stessa fino all’età di 25 anni. Sono ritornata all’Islâm il 3 Dicembre 2006. Questa è la storia del percorso attraverso il quale Allah (st) mi ci ha guidato Alḥamdulillah.

 Fin dall’infanzia, trascorsa in un paese molto piccolo e tranquillo della Bergamasca, sono stata sempre estremamente  affascinata da lingue e culture diverse dalla mia. Ogni volta che avessi avuto occasione di visitare grandi città, ero solita restare a bocca aperta nel vedere persone di diversi gruppi etnici (nei piccoli paesi di provincia era una vera rarità negli anni 80!). Non potevo fare a meno di chiedermi come la vita dovesse essere nei loro Paesi d’origine e immaginare che storie avessero da raccontare nelle loro lingue esotiche. Ovviamente appena atterrata a Manchester per la prima volta, come partecipante allo scambio universitario Erasmus nel 2002, mi innamorai all’istante della sua diversità e varietà etnica e culturale. Masha’Allah.

Durante il mio primo anno in Inghilterra, le mie migliori amiche erano musulmane, ma dal momento che nessuna di loro indossava il velo, la loro religione non ebbe mai alcuna implicazione e non condusse mai a domande da parte mia. L’unica cosa era che evitavano di mangiare carne al ristorante e bevevano un succo invece dei cocktail quando uscivamo la sera e andavamo a ballare.

Il mio primo vero contatto con l’Islâm è stata Maryam, una donna saudita sulla quarantina che era mia compagna di corso nel master che ho conseguito nel 2004. A volte Maryam faceva menzione di aspetti della sua religione, ma non la capii mai veramente; mi limitavo a pensare: “Che ognuno faccia come vuole.” Pensavo che una donna come lei, molto intelligente e acculturata, spiritosa e di certo non all’antica - anche se coperta dalla testa ai piedi - fosse un’eccezione piuttosto che la norma quando si fosse trattato di rappresentare le donne musulmane.

Dopo un anno, nell’autunno del 2005, iniziai a insegnare inglese in una scuola di lingue per adulti frequentata esclusivamente da Musulmani, la stragrande maggioranza dei quali erano uomini tra i 20 e i 30 anni. A questo punto la mia esposizione all’Islâm iniziò a intensificarsi. All’inizio era semplicemente per una ragione pratica: I miei studenti, pur conoscendo le regole della grammatica inglese, facevano fatica ad applicarle nella lingua parlata, così il direttore della scuola mi incoraggiò a dedicare ore intere di lezione alla conversazione, così da farli esercitare il più possibile.

Iniziavo gli esercizi di conversazione con gli argomenti più svariati, ma ogni volta, indipendentemente dall’argomento da cui fossimo partiti, ci ritrovavamo sempre a parlare delle differenze culturali tra il mondo islamico e l’Occidente. Molti dei miei studenti si sentivano un po’ persi e avevano molta nostalgia di casa, e faticavano a comprendere il nostro modo di vivere europeo; di certo io non capivo il loro.

Per quanto mi fossi sempre considerata orgogliosa dell’essere di vedute molto aperte, devo ammettere che non ero per nulla interessata a sapere qualcosa del modo di vivere dei Musulmani ed avrei volentieri cambiato discorso. Avrei preferito conoscere qualsiasi altra cultura o religione al mondo piuttosto che l’Islâm. Questo non è certo sorprendente: dopo tutto anch’io, in questo aspetto del mio pensiero, non ero altro che il prodotto di una cultura in cui l’Islâm è decisamente demonizzato e molto poco conosciuto. Nonostante la mia opinione personale, mi comportavo da interlocutore educato, facendo ai miei studenti domande sulla loro vita e sui loro valori.

Quando M. entrò nella mia classe per la prima volta, ebbi immediatamente una strana sensazione. Era il primo degli studenti che avessi mai incontrato a portare la barba lunga. Un segno della sua religione che era evidente, che mandava un messaggio a chiunque lo vedesse, e che tende ad avere un impatto sulla gente. Di certo lo aveva avuto nel mio caso! È un po’ difficile da spiegare, ma mi sentii immediatamente nella posizione di dovermi difendere in materia di religione e moralità. Mi aveva dato la spiccata impressione di essere una persona molto religiosa, al punto che mi sentii subito costretta a dimostrargli che, sebbene non avessi avuto un “straccio”  in testa – come ero solita chiamarlo - e mi vestissi all’occidentale, anch’io avevo dei valori, anch’io ero una persona etica e che aveva un Dio. In verità, non mi parlò mai né si comportò mai come se fosse convinto del contrario su di me o mi considerasse in qualche modo inferiore. Ma quella barba era un segno di fede talmente potente per me, che mi fece iniziare a mettermi in discussione. Penso di aver notato all’istante – a qualche livello non proprio conscio – come la spiritualità di M., la sua devozione e coscienza di Dio fossero immensamente superiori a quei 40 minuti di messa domenicale che frequentavo io. La consapevolezza di questo fatto, una volta raggiunta, mi mise sulla difensiva. Ma, alḥamdulillah, questa reazione fu presto rimpiazzata da una sincera curiosità, piuttosto che da ostilità. Finalmente la mia mente si era aperta, e questa volta lo aveva fatto sul serio! Gli chiesi quasi immediatamente, quasi con un tocco di sfida, perché portasse la barba così lunga. Allora il suo inglese lasciava molto a desiderare (dopotutto era una classe per principianti!) e anche se capiva quasi tutto quello che dicevo, faticava a esprimersi. (E la sua risposta alla domanda fu l’equivalente di: “Perché? Tu non piace?”)

Giorno dopo giorno, con la collaborazione di tutti gli studenti, ciascuno aggiungendo quella parolina in più che sapeva, iniziai a imparare qualcosa. Iniziai a rendermi conto di come M. in particolare, ma tutti i Musulmani che conoscevo, incluse le mie migliori amiche, fossero come avvolti in una specie di “aura” di serenità e soddisfazione. Era chiaro che, malgrado gli alti e bassi della vita quotidiana – che affliggono tutti, indipendentemente dal credo o filosofia di vita - , queste persone fossero fondamentalmente e profondamente felici.

Era un tipo di felicità che ero incapace di provare. Diversa dal formicolio lasciato da una serata divertente con gli amici, e dal terremoto della tua canzone preferita sparata a tutto volume nelle orecchie. Diversa dal cinguettio dell’acchiappare una vera occasione ai saldi o dalla carezza di avere il sole che ti scalda la faccia per la prima volta dopo settimane di grigio inglese. Meglio perfino del tuo professore che ti dice che hai fatto un ottimo lavoro, meglio di quando qualcuno ti dice “ti amo”, meglio del sentimento di “sapere” cosa si vuole fare della propria vita …

Ammiravo il sentimento che i Musulmani nella mia vita mi trasmettevano, e presto iniziai a volerlo per me. Non mancava proprio niente nella mia vita, fino al momento in cui capii che la mia vita poteva essere molto di più, e che – in effetti – qualcosa mancava.

Pur essendomi resa conto che la mia spiritualità lasciava parecchio a desiderare, non avrei mai immaginato che un giorno avrei voluto cambiare religione; al contrario, misi tutte le mie energie nel tentativo di diventare una Cristiana migliore. Tuttavia, ogni volta che paragonavo qualsiasi aspetto del Cristianesimo all’equivalente dell’Islam, mi risultava dolorosamente chiaro che la mia religione fosse carente, e che non avesse una serie di direttive pratiche abbastanza articolate da potermi effettivamente guidare in ogni aspetto della vita.

Ad esempio, da Cristiana, avrei potuto pregare in ogni momento e luogo e con le parole che avessi voluto; mi sentivo lasciata allo sbaraglio, mentre i Musulmani sapevano esattamente come Dio voleva che Lo adorassero. Da Cristiana, avrei potuto digiunare, ma quel digiuno non sarebbe mai stato lo stesso del digiuno decretato da Dio Stesso. Questa struttura è assente dal Cristianesimo perché, come la maggior parte delle persone sanno, le scritture dell’Antico e Nuovo Testamento sono state modificate e manomesse nel corso dei secoli, così che gran parte del Messaggio originale di Dio è andato perso.

Mi sembrava che alla comunità cristiana non importasse di vivere seguendo la vera, autentica, pura Parola di Dio; sembravano contenti di fare qualsiasi cosa li facesse “stare bene”. Non ha senso che l’uomo crei da sé la religione, quando la religione esiste come servizio di Dio. Io che a 8 anni volevo farmi suora, perché volevo servirLo al meglio, mi stavo seriamente chiedendo se non fosse il caso di ascoltare una buona volta come Dio volesse essere adorato, anziché fare da me.

Il mio primo passo ebbe luogo una domenica di Quaresima. Seduta a messa, pensavo all’autocontrollo, al sacrificio e alla pratica del digiuno e a come fosse andata persa nel Cristianesimo. Da piccola, le donne del paese, specialmente quelle anziane, rinunciavano ai dolci durante la Quaresima, e oggi anche questa pratica è andata sciamando. Non potevo che trovarlo patetico, paragonato al digiuno di Ramadan. Sentivo di voler far qualcosa per Dio, qualcosa che mi fosse costato. Un istante di autoanalisi fu sufficiente per rendermi conto che non avrei dovuto sacrificare i dolci, quanto le sigarette. Ero stata un’incallita fumatrice per anni. Appena terminata la messa buttai le sigarette e l’accendino che avevo con me nel primo cestino che trovai. Avevo provato a smettere varie volte, ma senza successo. Nemmeno l’incidenza di cancro nella mia famiglia era mai stata un efficace deterrente. Ma ora volevo farlo per Dio. Dopo soli 2 giorni, il mio corpo era pulito e non ho mai più desiderato di fumare. Capii che questo poteva essere solamente Dio che me lo stava rendendo facilissimo perché volevo farlo per Lui. Alhamdulillah (che Dio sia lodato).

Sono sempre stata – e sono ancora - molto sensibile in fatto di discriminazione sessuale. Una delle cose che non mi convincevano dell’Islam era il trattamento delle donne. Ho spesso trovato che in Italia, come in altre parti del mondo, sebbene la parità dei diritti sia riconosciuta dalla legge, nella vita fosse tutta un’altra storia. I media presentano una certa immagine della donna; l’uso gratuito dell’immagine del corpo femminile, di donne molto scoperte e iper sessualizzate è così frequente che basta accendere la TV in qualsiasi momento della giornata per vedere una ragazza, che a malapena nasconde le sue parti intime, nello spot pubblicitario di una bibita. O donne in abiti succinti, che stanno lì per fare bella presenza – quasi fossero parte della mobilia – durante una trasmissione sportiva. Questo non mi scandalizzava in termini di mancanza di pudore (ci si fa l’abitudine, e il naturale pudore viene soppresso), ma mi faceva arrabbiare che la stragrande maggioranza delle donne venissero rappresentate così, quasi fossero un pezzo di carne, senza niente da dire, in esistenza esclusivamente per gratificare la vista dell’uomo.

La mia esperienza del mondo occidentale mi diceva che la parità esistesse solo a parole, ma che in pratica, avrei dovuto lottare per farmi prendere sul serio, che avrei dovuto lavorare molto più duramente di un uomo, perché il rispetto non mi sarebbe stato dato automaticamente. Probabilmente è per questo che il mio successo lavorativo contava tanto per me: non avrei mai voluto “finire” a fare la casalinga, come se non fossi stata in grado di fare un vero lavoro! (Astaghfirullah, che Dio mi perdoni, che poca considerazione avevo per tutto quello che mia madre, una casalinga per scelta, aveva fatto per me!).

Mi ero costruita addosso un’armatura: uno spesso strato di cinismo e ribellione. Non saprei dire se ero felice o no, ma di certo ero molto sotto pressione. Fino al momento in cui mi educai sul rango della donna nell’Islam. Poco a poco, mi apparve un’alternativa: un mondo in cui il rispetto per cui tanto mi agitavo, mi veniva dato naturalmente e in abbondanza. Smisi di sentire il bisogno di comportarmi come un uomo; non c’era più bisogno che fossi “dura”. Per la prima volta accettai la mia femminilità in toto: non solo gli aspetti di natura sessuale ma anche quell’istinto di volermi prendere cura degli altri, quella parte di me che, sotto sotto, non avrebbe disdegnato essere moglie e madre.

Questo cambiamento nella mia personalità si manifestò in un modo che compresi molto tempo dopo: iniziai a coprirmi di più.

Il mio studio dell’Islam avvenne, nel corso di meno di un anno, indipendentemente dalle mie amiche musulmane e da M., ma presto divenne chiaro che io e lui nutrivamo sentimenti reciproci. Dal momento che l’Islam proibisce relazioni prematrimoniali, si iniziò a parlare di matrimonio. Cominciai a sommergerlo di domande riguardo problemi pratici che sarebbero potuti sorgere in una famiglia di fede mista – essendo che ancora usavo l’educazione di futuri figli come scusa per studiare l’Islam, negando il fatto che lo stessi facendo esclusivamente per me stessa.

Ma una delle mie amiche l’aveva capito. Un venerdì mattina mi mandò un messaggio informandomi che sarebbe andata alla preghiera del venerdì in una moschea del centro, e chiedendomi se avessi voluto andarci con lei. Mi spaventai, ma non seppi resistere. Appena messo piede nella “moschea” (una piccola stanza vuota con la moquette in un seminterrato un po’ umido), mi trovai di fronte un’anziana signora nigeriana che borbottò qualcosa alla mia amica (anche lei nigeriana) indicando me e poi la sua testa (“Perché questa non ha la testa coperta?”). Grazie a Dio, la mia amica aveva un foulard in più. Io ero completamente intimidita. Mi misi a sedere in un angolo. Quando le donne cominciarono ad entrare e, vedendomi, dicevano “assalamo aleykum”, io, che sapevo benissimo quale fosse la risposta appropriata per quel saluto, non mi sentivo al’altezza e dicevo “salve”. Non dimenticherò mai il momento in cui cominciò la chiamata alla preghiera. Tutte si misero in fila per la pregare insieme, mentre io, seduta in fondo alla stanza, avevo lacrime enormi che mi rotolavano sulle guancie. Quella chiamata mi faceva sentire esposta, “nuda”, completamente vulnerabile. Sapevo quale era la cosa giusta da fare e non potevo più fare finta di niente.

Comincia ad interrogarmi spietatamente. Avevo un fidanzato così affettuoso, intelligente e tollerante, e legalmente gli sarebbe stato permesso sposarmi da Cristiana. Che bisogno ci sarebbe stato di cambiare religione? Che motivo c’era di prenderlo anche solo in considerazione, specialmente dopo aver trascorso anni ad imparare a “non chiedere perché” in fatto di fede? Perché avrei dovuto mettere di nuovo tutto in discussione dopo essere finalmente riuscita a trovare un qualche equilibrio nella mia vita? Era proprio necessario chiedersi se la mia religione di nascita fosse davvero “la Verità”? Se avessi vissuto la mia vita da persona buona e onesta, che bisogno ci sarebbe stato di diventare musulmana?... ma soprattutto, perché sentivo un’irresistibile desiderio di diventarlo?

Presto arrivai al punto di imparare come eseguire la preghiera rituale (salah).

Una mattina, mi alzai e, sebbene la mia mente fosse piena di fatti e sentimenti su questa “nuova” religione - tutti molto forti ed un poco confusi – l’intenzione del mio corpo era molto chiara: voleva prostrarsi. Sentii l’irrefrenabile desiderio di fare sajdah (prostrazione), anche se non sapevo bene come pregare o cosa dire … l’avevo desiderato per settimane. Così lasciai che il mio corpo si piegasse, nella direzione che avevo calcolato fosse il Sud-Est (verso la Mecca), e misi la faccia sul pavimento della mia stanza. Piansi tanto. Non mi ero mai sentita così completa.

Poche ore più tardi, frequentai una delle lezioni di un gruppo per nuove sorelle e donne interessate all’Islam in una moschea. La lezione riguardava la morte: Proprio la spinta che mi ci voleva. Appena finita la lezione, mi rivolsi alle due sorelle che gestivano il gruppo e pronuncia la mia professione di fede (Shahadah), entrando formalmente nell’Islam. Alhamdulillah (Che Dio sia lodato).

Poco dopo io e M. ci sposammo, ed ora abbiamo due bambini, Alhamdulillah!

Da allora continuai a frequentare il gruppo di studio per sorelle, prima come utente e poi come collaboratrice e occasionale contribuente alle lezioni. Questo mi ha permesso, per grazia di Dio, di vedere lo stesso miracolo accadere settimana dopo settimana, a tante altre donne, dopo esserne stata oggetto io stessa. Dio è veramente il più Grande!

Da allora è stato un percorso un po’ accidentato per quanto riguarda il rapporto con la mia famiglia in Italia, che fatica a convivere con la mia scelta. Ma prego che Allah mantenga da entrambe le parti la volontà di avere un buon rapporto, e che guidi me e la mia famiglia ad essere in un modo che Lo compiaccia. Davvero, Dio guida chi vuole.

 Jazakillah kheir cara sorella per la tua testimonianza

 

 

 

 

 

4 Nov 2012

Come salvaguardare la fede di una sorella appena ritornata all’Islam


 
Fonte: Islam q&a

Domanda: Vorrei ringraziare i fondatori e le persone che lavorano a questo website (Islam q&a) in quanto mi ha aiutato ed ancora mi è utile.

Sono ritornato all’Islam tre anni fa (Al-hamdulillah) e da allora ho cercato di convincere i membri della mia famiglia e i miei amici più stretti ad abbracciarlo. La mia sorella minore (ha quindici anni) che mi ha osservato negli ultimi tre anni, ha iniziato a credere ed ha pronunciato la Shahada (testimonianza di fede) una settimana fa (Al-hamdulillah). Adesso vi chiedo come posso proteggere la sua fede, come posso aiutarla a rinforzarla? Temo che possa perdere la propria fede a causa dell’influenza negativa dell’ambiente circostante in cui viviamo che incoraggia la gente allo sviamento. In aggiunta a ciò i miei genitori non sono ancora al corrente della sua conversione, sono sicuro che se lo sapessero non ne sarebbero affatto contenti e potrebbero fare di tutto per riportarla indietro al Giudaismo. Per favore ho bisogno dei vostri consigli non so come sbrigarmela.

Risposta: La Lode appartiene ad Allah

In primo luogo: Ciò che rende felice un Musulmano è vedere entrare le persone nella vera religione di Allah, l’Eccelso, abbandonando le religioni false e distorte. Ci congratuliamo con te per essere stato scelto da Allah e per aver avuto il dono di chiamare gli altri alla guida, dono sfociato nella scelta di tua sorella e l’essersi salvata dall’ira e dalla punizione di ALLAH. Questo ci riporta indietro al nostro glorioso compagno, Abdullah ibn Salam, che era ebreo e che entrò nell’Islam e perfezionò il proprio Islam. Chiediamo ad Allah, l’Eccelso, di tenere ben saldi nella fede te e tua sorella e di garantirvi la forza e l’abilità di acquisire una sapienza benefica e di operare buone opere.

In secondo luogo:

Ecco di seguito alcuni consigli affinché tua sorella rimanga ferma nella religione:

1. Incoraggiala a recitare ed ascoltare molto il Corano. Sarebbe bello se potessi aiutarla a selezionare dei recitatori la cui voce sia gradevole all’ascoltatore.

2. Rendile disponibili libri, pochi ma buoni! E che contengano insegnamenti islamici semplificati e le biografie di grandi studiosi e leaders musulmani. Ancora meglio se contenessero biografie di donne colte in materia islamica, predicatrici e guerriere.

3. Fai il possibile per tenerla lontana dalle cattive compagnie, soprattuttto quegli amici che soleva frequentare prima dell’Islam e che avevano una certa influenza a causa delle loro forti personalità o dolcezza. Sii delicato nel fare questo in modo che ella non ti rifuti affezionandosi ancora di più ai suoi amici.

4. Rendile accesso facile a materiali audio che trattino faccende islamiche e il destino dell’uomo dopo la morte e nell’aldilà.

5. Incoraggiandola a lodare e ringraziare Allah l’Eccelso regolarmente, per la benedizione della Sua Guida. Attraverso la gratitudine, le benedizioni si perpetuano e ogni servo richiede al suo Signore, l’Eccelso, di assisterlo, fortificarlo e tenerlo saldo nelle sue scelte.

6. Incoraggiandola a pregare regolarmente e in orario effettuando le azioni necessarie ed obbligatorie nel miglior modo possibile e facendole comprendere di supplicare in abbondanza durante la prosternazione.

7. Dille di non svelare il suo ritorno all’Islam a nessuno in famiglia adesso se teme che possano influenzarla negativamente o danneggiarla nella fede.

8. Il fatto che sei stato capace di influenzarla e che ella abbia accettato l’Islam osservandoti, mostra che lei ti rispetta e ti ama. Dunque sii il suo migliore amico e la persona a cui appoggiarsi. Fai il tuo meglio per darle tutto l’aiuto morale che puoi; continua ad essere un buon esempio, falla parlare e condividere i suoi pensieri con te e falle comprendere che sei là  ogni volta che ha bisogno di te. Insha Allah la tua compagnia e il tuo aiuto avranno un’influenza positiva su di lei.

9. Il miglior modo (sicuramente il più efficace) per aiutarla è di rivolgere regolarmente e costantemente delle suppliche ad Allah (du’aa) per lei. Tutto è nelle Mani di Allah Egli è Colui Che controlla i cuori, per cui, imploraLo di tenere tua sorella ferma sulla verità.

10. Aiutala dolcemente a trovare un nuovo gruppo di amici che le saranno di aiuto e agiranno come buoni modelli.

Chiediamo ad Allah di tenere entrambi voi saldi nella Sua religione e di garantirvi il successo nel compiacerLo.