Sono nata musulmana, ma cominciai a sentirmi tale al 100% solo dopo aver messo il mio amato hijab.
Adesso sono in fase di preparazione degli
esami di maturità e ho fatto la mia tesina su quel simbolo con il quale mi
identifico come musulmana, il mio adorato velo, ebbi dei problemi riguardanti
la conclusione, non sapevo come terminare la mia trattazione, e la sorella
Cinzia Amatullah mi consigliò di raccontare la mia esperienza con il hijab.
Io provengo da una famiglia numerosa,
composta da 7 figli: 4 femmine e 3 maschi. Io sono la penultima di questa lunga
lista. La mia è una famiglia atipica, vale a dire che non siamo molto uniti,
purtroppo ognuno pensa per sé. Nonostante io abbia 2 fratelli e tre sorelle
maggiori, che bene o male sono abbastanza praticanti e sanno di religione, nessuno
di loro mi ha spiegato che io doveva indossare il velo e vestire in modo modesto.
Certe cose riguardanti l'Islam le conoscevo solo perchè facenti parte della mia
cultura araba e musulmana, per esempio il Ramadan, sin da piccola forse all'età
di 7 anni cominciai a provare a digiunare metà giornata e cosi via fino ad
arrivare a fare l'intera giornata dall'alba al tramonto. Da piccola, mi ricordo
che i bambini in Marocco facevano a gara per digiunare, quindi anche io per non
sentirmi diversa ci provavo. Infatti quando arrivai in Italia all'età di 11
anni, digiunai tutto il mese di Ramadan, nonostante le critiche dei miei
insegnanti cattolici, che ritenevano fosse una cosa assurda e alquanto
massacrante.
Anche per la preghiera, né i miei fratelli
né i miei genitori mi insegnarono, mi ricordo che un giorno, forse ero
dodicenne, avevo qualche problema a scuola e necessitavo di comunicare con
ALLAH, ma non sapevo come fare, come supplicarLo ad avere il Suo sostegno e la Sua misericordia. Sempre lo stesso
giorno osservai mia madre che compiva le solite preghiere, una volta che ebbe
terminato, e salutò sia a destra che a sinistra, alzò le sue mani verso il
cielo e si mise a bisbigliare. Quando terminò gli chiesi: ''Mamma perchè hai
alzato le mani e bisbigliavi??Mi rispose: ''Stavo facendo duaa (suppliche) e
chiedevo ad ALLAH di mandarci la Sua
misericordia e di proteggere i miei cari e di darci tanta salute''. Da quel
momento decisi che non potevo vivere senza una guida, poiché mi sentivo
talmente debole da avere bisogno di quella forza suprema e assoluta che mi
guidasse sulla retta via e mi proteggesse, e così decisi che dovevo
cominciare a pregare e mi rivolsi a mia sorella che fu più che contenta di
insegnarmi i riti dell'abluzione, la preghiera in modo corretto, seguendo le
giuste posture e recitando i versi adatti.
La stessa cosa per quanto concerne il
velo, penso che se fossi rimasta in Marocco, arrivata a una certa età avrei
cominciato a coprirmi in modo automatico, come avevano fatto le mie sorelle,
solo perchè era consuetudine nella nostra famiglia e nel nostro piccolo mondo.
Anche i miei genitori ci tengono alla
nostra amata fede e cercano di metterla in pratica, ma date le loro condizioni
culturali e la poca istruzione ricevuta, poiché quando erano bimbi il Marocco
si trovava sotto dominio francese e si liberò solo nel 1956, e i francesi non
gli permettevano di studiare, non dispongono di buone capacità comunicative per
potermi spiegare il vero significato del velo. I miei, al massimo si limitavano
ad ammonirmi: non portare quei jeans sono troppo stretti! Quel trucco è troppo
pesante! Quella maglietta è troppo corta! Non ti fidanzare! Devi arrivare al
matrimonio vergine!...ecc...
Fino a meno di un anno fa, non indossavo il velo. Mostravo il fascino dei miei lunghi, ricci e fluenti capelli. A un tratto, nel 2011 all'incirca cominciai a perdere i miei bellissimi capelli. Inizialmente non riuscivo a capire quale fosse la causa di tale perdita, feci vari esami sanguigni senza alcun risultato. Giorno dopo giorno mi addolorava vedere sulle mie spalle qualche lunghissimo capello senza piu' vita. Cominciai a farmi delle domande: la mia coscienza mi tormentava e vedevo ciò come una punizione del Divino poiché all'epoca non indossavo il velo. Un giorno, era il 15 di Agosto 2012, era in corso il Ramadan, feci uno strano sogno. Ero abbigliata di un lungo vestito, di cui non mi ricordo esattamente il colore, mi ricordo solo che esso splendeva di un bianco puro. Io mi prostravo per effettuare la preghiera, che ero solita effettuare sin da quando ero bambina, avevo sotto i piedi un tappetino, tipico della preghiera islamica, ma non potevo pregare perchè avevo i capelli scoperti e provavo a coprirli con un foulard, che immediatamente volava via, ne provavo diversi ma nulla. A un tratto vidi passare varie donne, che io conoscevo, quali parenti e amiche, provai a chiedere loro aiuto. Gli chiedevo se potevano prestarmi un foulard per effettuare l'orazione, ma nessuna mi prestava ascolto. Mi svegliai di soprassalto con gli occhi lacrimanti e pensai che Dio mi stesse comunicando che era arrivato il tempo di iniziare ad indossare il velo da Egli prescritto. Il 20 di agosto, giorno in cui Ramadan volgeva al termine, c'era un caldo torrido, e osai uscire di casa col capo coperto con il mio amato velo. Da quando cominciai ad indossare il velo, sento che la mia vita sia cambiata in meglio. Non vivo piu' la competizione della donna moderna schiava e oppressa dall'aspetto fisico, non ho piu quel bisogno di ricevere incessanti complimenti per il fascino dei miei capelli per sentirmi sicura, perché ora c'e questo pezzo di stoffa a farmi sentire me stessa, a farmi sentire migliore e a proteggermi dagli sguardi lusingati e indiscreti di estranei. Ho sentito la stessa sensazione di uno schiavo al quale si ridona la libertà, e si sente padrone di sé, del proprio corpo.
Questa la mia storia, mie adorate sorelle,
che ho deciso di condividere con voi e soprattutto mi rivolgo a quelle sorelle
che come me sono nate musulmane da entrambi genitori musulmani e non apprezzano
questa immensa fortuna che ALLAH SWT gli ha donato. Sorelle mie, non importa se
noi viviamo in Italia, o in qualsiasi paese dove la maggioranza delle persone
non sono musulmane, non abbiate paura di portare il velo a scuola, o al lavoro
o di essere derise per strada, o guardate male. Credetemi anche io ero timorosa
del giudizio altrui, ma quando cominciai a portare quel pezzo di stoffa,
facendolo il mio segno di orgoglio, e la gente poteva leggermi negli occhi
quella fierezza per cui lo portavo, quel senso di umiltà che mi differenzia
dalla massa di donne poco coperte, nessuno e dico nessuno per ora, che ormai
quasi un anno che lo porto, si è mai permesso di lanciarmi occhiate di
disprezzo o di criticarmi. Solo ALLAH può giudicarmi e se proprio la gente mi
deve dare la sua opinione, voglio che lo faccia riguardo al mio cervello, la
mia cultura, la mia educazione, ma non per il mio aspetto fisico. Carissime
ricordatevi che se portate il velo obbedite ad ALLAH e potrete avere una bella ricompensa
nel Paradiso, e ricordatevi << la bellezza della donna è preziosa come
una perla e il velo costituisce la sua conchiglia>>. Non abbiate paure di
portare il velo e fatevi coraggio, perchè vorrei che anche voi provaste quella
bellissima sensazione che io provo giorno dopo giorno da quando lo porto.
Un abbraccio e buona fortuna che ALLAH ci
guidi sulla retta via e ci riservi un posto nel paradiso.
Salam u alikum, la vostra sorella Sofia.