25 Jul 2009

Hunafa' e i politeisti

Maometto (pace e benedizioni su di lui) crebbe nella corrotta e idolatra societa' coreiscita del tempo, senza condividerne pero' il politeismo. Per qaunto riguarda la religione egli era un hanif apparteneva cioe' a quella minoranza araba che non adorava gli idoli e pur senza seguire un culto preciso, riservava la propria devozione solo a Dio, ad un Dio unico, lo stesso adorato da Abramo e Ismaele (pace su di loro). Gli Hunaf (plurale di hanif) erano convinti che presto si sarebbe manifestato un nuovo profeta e non c'era ragione perche' questi non fosse un arabo. Anche gli Ebrei che vivevano nella penisola arabica condividevano questa attesa.
I politeisti mal tolleravano questi credenti che consideravano stravaganti e vagamente pericolosi per il sistema religioso-commerciale su cui si basava il potere e la ricchezza dei coreisciti della Mecca.
Pur dimenticando la purezza del culto abramico, gli arabi continuavano ad essere irresistibilmente attratti dalla Kaaba. Il santuario dell'Hijaz era al centro della loro vita religiosa e tutte le tribu' approfittavano dei mesi sacri, nei quali la tregua rendeva i viaggi relativamente sicuri, per recarvisi in pellegrinaggio. Questi avvenimenti periodici erano altrettante occasioni per commerciare, combinare matrimoni, stipulare alleanze con le altre tribu' convenute.
I Coreisciti da parte loro traevano il massimo profitto dalla situazione. La posizione della loro citta' posta tra Mediterraneo e Oceano Indiano, Golfo Persico e Mar Rosso, li aveva messi in condizione di diventare un nodo commerciale tra i piu' importanti del tempo. Essi si rifornivano di merci provenieti da tutto il bacino mediterraneo organizzando carovane estive verso Siria e Palestina e invernali verso lo Yemen, cui fa accenno il Corano nella sura dei Quraysh: "Per il patto dei Coreisciti, per il loro patto delle carovane invernali ed estive. Adorino dunque il Signore di questa Casa, Colui che li ha preservati dalla fame e li ha messi al riparo da [ogni]timore" (Corano surah 106)
Il loro prestigio come custodi della Casa era di gran lunga il piu' alto tra tutti gli abitanti della penisola arabica e le grandi fiere che si svolgevano in concomitanza con gli arrivi dei pellegrini arricchivano i maggiori clan della citta'.
Con il passare del tempo le tribu' arabe avevano portato alla Mecca i simulacri dei loro dei locali, e con l'interessato consenso dei Coreisciti guardiani della Kaaba, li avevano posti nel sacro recinto e nell'interno stesso della Casa. Erano ben trecentosessanta gli idoli che contaminavano, in quei tempi, la purezza della Casa di Allah.
Si puo' bene capire quindi il fastidio e il sospetto con cui venivano considerati coloro che rifiutavano il politeismo e che, in qualche modo, tendevano ad una purificazione del culto che avrebbe fatto a meno di tutti gli "dei".
Una volta accettato l'idolo di una tribu' o di un clan all'interno del santuario, non lo si sarebbe espellere senza provocare un grave incidente con coloro che ne avevano patrocinato l'ammissione nel pantheon politeista. Cosi' ragionavano i Coreisciti che, materialisti e pragmatici, non volevano rischiare la minima frizione con i loro clienti, figuriamoci uno scontro aperto e generalizzato. Sarebbe stata la fine del loro potere e della loro ricchezza. Nella loro miscredente miopia facevano tutto quel che potevano per ostacolare la diffusione del credo degli hanafa e cercavano di isolarli, boicottarli o maltrattarli a seconda della loro importanza sociale e delle protezioni tribali di cui godevano.

Liberamente tratto da : Questo e' Mohammed

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