PERCHÉ IL DIGIUNO ISLAMICO È DIVERSO DA ALTRE FORME DI DIGIUNO
(Shahid Athar, Dott. In Medicina)
Il digiuno prescritto ai musulmani è diverso dalle così dette “diete” in quanto ha le caratteristiche benefiche di entrambi i regimi dietetici. I suoi benefici medici unici sono dovuti ai seguenti fattori:
1. Comparato ad altre diete, il digiuno di Ramadan non causa alcuna malnutrizione o inadeguato apporto calorico in quanto non vi è alcuna restrizione sul tipo o sulla quantità di cibo da consumare prima di iniziare il digiuno o all’interruzione del digiuno al tramonto. Questo fu confermato da M.M. Hussaini nel 1974, quando egli condusse un’analisi nutrizionale su studenti musulmani all’Università del Nord Dakota, l’Università Statale a Fargo durante il Ramadan. Egli concluse che l’assunzione calorica degli studenti musulmani durante il digiuno rappresentava i 2/3 della razione giornaliera degli alimenti da assumere.
2. Il digiuno di Ramadan è intrapreso volontariamente. Non è un’imposizione prescritta da un medico. Nella parte del cervello dell’ipotalamo vi è un centro detto “lipostato” che controlla la massa corporea. Quando si raggiunge una considerevole e rapida perdita di peso, dovuta a dieta rigidissima, tale centro non la riconosce come normale e, perciò, riprogramma se stesso così da causare una ripresa del peso rapidamente non appena tale dieta venga interrotta. Dunque l’unico modo efficace per perdere peso è di farlo lentamente, in modo controllato, e gradualmente eliminando il cibo in eccesso. Ramadan rappresenta il mese dell’autoregolamentazione e dell’auto-formazione in termini di apporto di cibo di conseguenza causando, si spera, un cambio duraturo nella lettura del lipostato.
3. Con il digiuno prescritto, i musulmani non sono soggetti unicamente a diete che selezionano il cibo (cioè solo proteine, solo frutta ecc.). Viene consumata una colazione di buonora, prima dell’alba, e poi al tramonto il digiuno viene interrotto con qualcosa di dolce, come ad esempio datteri, frutta, succhi di frutta, per compensare un’eventuale ipoglicemia, seguito da una vera e propria cena.
4. Dopo cena vengono prescritte delle preghiere aggiuntive che aiutano a metabolizzare il cibo. Adoperando un conta-calorie, ho calcolato l’ammontare di calorie bruciate durante la notte di preghiera speciale eseguita durante il Ramadan (tarawih). Questa forma di preghiera, così come le cinque preghiere quotidiane prescritte, mette in opera tutti i muscoli e le giunture, e può essere considerata come una forma leggera di esercizio in termini di calorie bruciate.
5. Il digiuno di Ramadan rappresenta un esercizio di autodisciplina. Per coloro che sono dei fumatori accaniti o che sbocconcellano cibo costantemente, o bevono caffè ogni ora, esso rappresenta un ottimo rimedio per porre un freno a queste abitudini.
6. Inoltre vanno osservati gli effetti psicologici del digiuno di Ramadan , così come essi sono descritti dalle persone che compiono tale digiuno. Essi descrivono un sentimento di pace interiore e tranquillità. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) consigliò coloro che digiunano: “Se qualcuno vi calunnia o vi aggredisce, ditegli ‘Sto digiunando’. Dunque l’ostilità personale durante il mese è minima, difatti il tasso di criminalità nei paesi musulmani decresce durante questo mese.
Secondo la mia esperienza già dai primi giorni di Ramadan, inizio a sentirmi meglio, anche prima di perdere una sola libbra. Lavoro di più e prego di più. La mia resistenza fisica e prontezza mentale migliorano. Dato che ho il laboratorio in ufficio, esamino di solito i miei valori, del tipo glucosio nel sangue, colesterolo, e trigliceridi prima dell’inizio del Ramadan e alla sua fine. Noto un miglioramento netto alla fine. Siccome non sono in sovrappeso, ringraziando Dio, il calo ponderale è minimo. Quelle poche libbre che perdo, le rimetto subito dopo. Digiunare in Ramadan sarebbe una grande benedizione per le persone in sovrappeso con o senza diabete leggero (del tipo 1). Il digiuno apporta beneficio anche a coloro che fumano o che spizzicano di continuo, i quali, in questo mese, possono sbarazzarsi di queste abitudini.
IL DIGIUNO PER PAZIENTI: LINEE GUIDA SUGGERITE
Come menzionato precedentemente, i malati sono esonerati dal digiuno. Ma alcuni, per qualsiasi ragione, decidono di osservarlo lo stesso. Suggerisco ai medici che hanno in cura pazienti musulmani, le seguenti linee guida.
Pazienti diabetici. I diabetici che mantengono la malattia sotto controllo soltanto con la dieta, possono digiunare e si spera, che con un calo ponderale, il loro diabete possa anche essere curato o, come minimo, migliorato. I diabetici che assumono agenti ipoglicemici per via orale, come Orinase, insieme alla dieta, dovrebbero porre estrema cautela qualora decidessero di digiunare. Dovrebbero ridurre la dose di un terzo e assumere la medicina non di mattina, ma alla sera al tempo della rottura del digiuno. Qualora notino sintomi di abbassamento del livello di zucchero nel sangue durante la giornata, dovrebbero interrompere immediatamente il digiuno. I diabetici che utilizzano l’insulina non dovrebbero digiunare. Se lo fanno, a proprio rischio, dovrebbero farlo sotto supervisione attenta oltre che apportare drastici cambiamenti alla dose di insulina. Ad esempio, dovrebbero eliminare del tutto l’insulina che utilizzano regolarmente, e assumere soltanto NPH in dosi separate alla fine del digiuno o prima della colazione che precede l’inizio del digiuno.
Se i diabetici decidono di digiunare devono seguire comunque una dieta per diabetici durante il pasto prima dell’alba, durante il pasto di fine digiuno e la cena. Gli spuntini dolci, comuni in Ramadan, non sono appropriati alla loro malattia. Dovrebbero controllare il livello di zucchero nel sangue prima di colazione e dopo aver terminato il proprio digiuno.
Pazienti ipertensivi o cardiopatici. Coloro che soffrono di pressione arteriosa alta in forma lieve o moderata e sono allo stesso tempo in sovrappeso, dovrebbero essere incoraggiati a digiunare, dato che il digiuno può aiutare a mantenere la pressione arteriosa bassa. Dovrebbero consultare il proprio medico curante per apportare modifiche al trattamento. Ad esempio, per evitare la disidratazione, la dose di diuretico dovrebbe essere ridotta, e agenti ad azione prolungata quali Inderal LA o Tenormina potranno essere assunti una volta al giorno prima del pasto che precede l’alba. Coloro che soffrono di ipertensione acuta e malattie cardiache non dovrebbero digiunare affatto.
Cefalea emicranica. Anche nelle cefalee da tensione, la disidratazione o un livello basso di zucchero nel sangue aggraverà i sintomi, ma nell’emicrania, durante il digiuno, si verifica un aumento nel sangue degli acidi grassi liberi che incideranno sulla severità o peggioramento dell’emicrania attraverso il rilascio di catecolamina. Pazienti con emicrania vengono consigliati di non digiunare.
Donne incinte (gravidanze normali). Non è una situazione semplice. La gravidanza non è una malattia, dunque non ha la stessa esenzione. Non c’è menzione di tale esenzione nel Corano. Comunque, il Profeta (pace e benedizioni su di lui) affermò che le donne incinte e allattanti non devono digiunare. Ciò è in linea col fatto che Dio non vuole che nessuno essere umano soffra, neppure un piccolo feto. Non c’è modo di stabilire un eventuale danno al feto fino alla sua venuta alla luce, e potrebbe essere troppo tardi. Nella mia modesta opinione, durante il primo e il terzo semestre (tre mesi) le donne non dovrebbero digiunare. Se comunque il Ramadan cade durante il secondo trimestre (dal quarto al sesto mese) di gravidanza, una donna può scegliere di digiunare a patto che 1) stia bene in salute, e che 2) ciò sia fatto col permesso della propria ostetrica e sotto controllo. Il danno eventuale al feto non deriverebbe dalla malnutrizione a patto che l’Iftar e il Sahur siano appropriati, ma dalla disidratazione e dall’astinenza prolungata (10-14 ore) dall’acqua. Dunque è raccomandato che qualora i pazienti musulmani decidano di digiunare, lo facciano sotto controllo medico.
(Shahid Athar, Dott. In Medicina)
Il digiuno prescritto ai musulmani è diverso dalle così dette “diete” in quanto ha le caratteristiche benefiche di entrambi i regimi dietetici. I suoi benefici medici unici sono dovuti ai seguenti fattori:
1. Comparato ad altre diete, il digiuno di Ramadan non causa alcuna malnutrizione o inadeguato apporto calorico in quanto non vi è alcuna restrizione sul tipo o sulla quantità di cibo da consumare prima di iniziare il digiuno o all’interruzione del digiuno al tramonto. Questo fu confermato da M.M. Hussaini nel 1974, quando egli condusse un’analisi nutrizionale su studenti musulmani all’Università del Nord Dakota, l’Università Statale a Fargo durante il Ramadan. Egli concluse che l’assunzione calorica degli studenti musulmani durante il digiuno rappresentava i 2/3 della razione giornaliera degli alimenti da assumere.
2. Il digiuno di Ramadan è intrapreso volontariamente. Non è un’imposizione prescritta da un medico. Nella parte del cervello dell’ipotalamo vi è un centro detto “lipostato” che controlla la massa corporea. Quando si raggiunge una considerevole e rapida perdita di peso, dovuta a dieta rigidissima, tale centro non la riconosce come normale e, perciò, riprogramma se stesso così da causare una ripresa del peso rapidamente non appena tale dieta venga interrotta. Dunque l’unico modo efficace per perdere peso è di farlo lentamente, in modo controllato, e gradualmente eliminando il cibo in eccesso. Ramadan rappresenta il mese dell’autoregolamentazione e dell’auto-formazione in termini di apporto di cibo di conseguenza causando, si spera, un cambio duraturo nella lettura del lipostato.
3. Con il digiuno prescritto, i musulmani non sono soggetti unicamente a diete che selezionano il cibo (cioè solo proteine, solo frutta ecc.). Viene consumata una colazione di buonora, prima dell’alba, e poi al tramonto il digiuno viene interrotto con qualcosa di dolce, come ad esempio datteri, frutta, succhi di frutta, per compensare un’eventuale ipoglicemia, seguito da una vera e propria cena.
4. Dopo cena vengono prescritte delle preghiere aggiuntive che aiutano a metabolizzare il cibo. Adoperando un conta-calorie, ho calcolato l’ammontare di calorie bruciate durante la notte di preghiera speciale eseguita durante il Ramadan (tarawih). Questa forma di preghiera, così come le cinque preghiere quotidiane prescritte, mette in opera tutti i muscoli e le giunture, e può essere considerata come una forma leggera di esercizio in termini di calorie bruciate.
5. Il digiuno di Ramadan rappresenta un esercizio di autodisciplina. Per coloro che sono dei fumatori accaniti o che sbocconcellano cibo costantemente, o bevono caffè ogni ora, esso rappresenta un ottimo rimedio per porre un freno a queste abitudini.
6. Inoltre vanno osservati gli effetti psicologici del digiuno di Ramadan , così come essi sono descritti dalle persone che compiono tale digiuno. Essi descrivono un sentimento di pace interiore e tranquillità. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) consigliò coloro che digiunano: “Se qualcuno vi calunnia o vi aggredisce, ditegli ‘Sto digiunando’. Dunque l’ostilità personale durante il mese è minima, difatti il tasso di criminalità nei paesi musulmani decresce durante questo mese.
Secondo la mia esperienza già dai primi giorni di Ramadan, inizio a sentirmi meglio, anche prima di perdere una sola libbra. Lavoro di più e prego di più. La mia resistenza fisica e prontezza mentale migliorano. Dato che ho il laboratorio in ufficio, esamino di solito i miei valori, del tipo glucosio nel sangue, colesterolo, e trigliceridi prima dell’inizio del Ramadan e alla sua fine. Noto un miglioramento netto alla fine. Siccome non sono in sovrappeso, ringraziando Dio, il calo ponderale è minimo. Quelle poche libbre che perdo, le rimetto subito dopo. Digiunare in Ramadan sarebbe una grande benedizione per le persone in sovrappeso con o senza diabete leggero (del tipo 1). Il digiuno apporta beneficio anche a coloro che fumano o che spizzicano di continuo, i quali, in questo mese, possono sbarazzarsi di queste abitudini.
IL DIGIUNO PER PAZIENTI: LINEE GUIDA SUGGERITE
Come menzionato precedentemente, i malati sono esonerati dal digiuno. Ma alcuni, per qualsiasi ragione, decidono di osservarlo lo stesso. Suggerisco ai medici che hanno in cura pazienti musulmani, le seguenti linee guida.
Pazienti diabetici. I diabetici che mantengono la malattia sotto controllo soltanto con la dieta, possono digiunare e si spera, che con un calo ponderale, il loro diabete possa anche essere curato o, come minimo, migliorato. I diabetici che assumono agenti ipoglicemici per via orale, come Orinase, insieme alla dieta, dovrebbero porre estrema cautela qualora decidessero di digiunare. Dovrebbero ridurre la dose di un terzo e assumere la medicina non di mattina, ma alla sera al tempo della rottura del digiuno. Qualora notino sintomi di abbassamento del livello di zucchero nel sangue durante la giornata, dovrebbero interrompere immediatamente il digiuno. I diabetici che utilizzano l’insulina non dovrebbero digiunare. Se lo fanno, a proprio rischio, dovrebbero farlo sotto supervisione attenta oltre che apportare drastici cambiamenti alla dose di insulina. Ad esempio, dovrebbero eliminare del tutto l’insulina che utilizzano regolarmente, e assumere soltanto NPH in dosi separate alla fine del digiuno o prima della colazione che precede l’inizio del digiuno.
Se i diabetici decidono di digiunare devono seguire comunque una dieta per diabetici durante il pasto prima dell’alba, durante il pasto di fine digiuno e la cena. Gli spuntini dolci, comuni in Ramadan, non sono appropriati alla loro malattia. Dovrebbero controllare il livello di zucchero nel sangue prima di colazione e dopo aver terminato il proprio digiuno.
Pazienti ipertensivi o cardiopatici. Coloro che soffrono di pressione arteriosa alta in forma lieve o moderata e sono allo stesso tempo in sovrappeso, dovrebbero essere incoraggiati a digiunare, dato che il digiuno può aiutare a mantenere la pressione arteriosa bassa. Dovrebbero consultare il proprio medico curante per apportare modifiche al trattamento. Ad esempio, per evitare la disidratazione, la dose di diuretico dovrebbe essere ridotta, e agenti ad azione prolungata quali Inderal LA o Tenormina potranno essere assunti una volta al giorno prima del pasto che precede l’alba. Coloro che soffrono di ipertensione acuta e malattie cardiache non dovrebbero digiunare affatto.
Cefalea emicranica. Anche nelle cefalee da tensione, la disidratazione o un livello basso di zucchero nel sangue aggraverà i sintomi, ma nell’emicrania, durante il digiuno, si verifica un aumento nel sangue degli acidi grassi liberi che incideranno sulla severità o peggioramento dell’emicrania attraverso il rilascio di catecolamina. Pazienti con emicrania vengono consigliati di non digiunare.
Donne incinte (gravidanze normali). Non è una situazione semplice. La gravidanza non è una malattia, dunque non ha la stessa esenzione. Non c’è menzione di tale esenzione nel Corano. Comunque, il Profeta (pace e benedizioni su di lui) affermò che le donne incinte e allattanti non devono digiunare. Ciò è in linea col fatto che Dio non vuole che nessuno essere umano soffra, neppure un piccolo feto. Non c’è modo di stabilire un eventuale danno al feto fino alla sua venuta alla luce, e potrebbe essere troppo tardi. Nella mia modesta opinione, durante il primo e il terzo semestre (tre mesi) le donne non dovrebbero digiunare. Se comunque il Ramadan cade durante il secondo trimestre (dal quarto al sesto mese) di gravidanza, una donna può scegliere di digiunare a patto che 1) stia bene in salute, e che 2) ciò sia fatto col permesso della propria ostetrica e sotto controllo. Il danno eventuale al feto non deriverebbe dalla malnutrizione a patto che l’Iftar e il Sahur siano appropriati, ma dalla disidratazione e dall’astinenza prolungata (10-14 ore) dall’acqua. Dunque è raccomandato che qualora i pazienti musulmani decidano di digiunare, lo facciano sotto controllo medico.
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