Migliaia di giovani donne della Gran Bretagna che vivono nel Regno Unito decidono di abbracciare l’Islam, ecco alcune delle loro storie.
Sono tempi controversi per le donne inglesi che desiderano indossare l’hijab, il velo basico in Islam. Il mese scorso, il Belgio e’ stato il primo paese europeo a far passare la legge per bandire il burka (il piu’ coprente dei veli islamici), definendolo una “minaccia” alla dignita’ femminile, mentre la Francia sembra pronta a seguirne l’esempio. In Italia poco fa, una donna musulmana e’ stata multata di 500 euro (£430) per indossare tale tipo di velo fuori un ufficio postale.
Eppure mentre meno del 2% della popolazione partecipa settimanalmente alle funzioni religiose della Chiesa Anglicana, il numero delle donne che abbraccia la fede islamica e’ in continua crescita. Alla moschea centrale di Londra, di Regents’ park, le donne costituiscono approssimativamente i 2/3 dei “Nuovi Musulmani” che hanno pronunciato la dichiarazione di fede li’, e la maggior parte non raggiungono i 30 anni di eta’.
Le statistiche delle conversioni o ritorni sono sproporzionate in modo alquanto frustrante, difatti al tempo del censimento del 2001, risultavano come minimo 30.000 musulmani britannici convertiti nel Regno Unito. Stando a Kevin Brice, del Centre for Migration Policy Research, Swansea University, questo numero potrebbe aver raggiunto i 50.000, e la maggior parte di essi sono donne. Brice conferma: “Un’analisi basilare mostra che il numero crescente di donne giovani e con istruzione universitaria, si convertono all’Islam tra i 20 e i 30 anni d’eta’.”
“La societa’ del 21esimo secolo, e’ liberale e pluralista, in essa si puo’ liberamente scegliere la carriera che si vuole seguire, e l’ideologia politica, e si puo’ dunque scegliere cio’ che vogliamo essere spiritualmente” spiega Dr. Mohammad S. Seddon, lettore in Studi Islamici all’Universita’ di Chester. Oggigiorno esiste una sorta di “supermercato religioso” egli afferma.
Joanne Bailey
Procuratore legale, 30, Bradford
“La prima volta che ho indossato il mio hijab in ufficio, ero molto tesa, rimasi fuori al telefono con un amico per lungo tempo: “Cosa potranno mai dire?” Quando mi decisi ad entrare, un paio di persone mi chiesero: ”Come mai stai indossando il velo? Non sapevo che tu fossi musulmana”.
Sono davvero l’ultima persona che ti saresti aspettata potesse convertirsi al’Islam: ero stata allevata in modo troppo protettivo, dalla classe media nel South Yorkshire. Non avevo quasi mai visto un musulmano prima di frequentare l’Universita’.
Nel mio primo lavoro in un ufficio di procuratori a Barnsley, ricordo di aver giocato il ruolo della donna single, giovane ed in carriera: ero ossessivamente a dieta, o a fare shopping e frequentare bar, ma non mi sentivo veramente a mio agio.
Poi un pomeriggio del 2004 tutto cambio’: stavo chiacchierando con un amico musulmano bevendo un caffe’, quando egli noto’ un piccolo crocifisso d’oro che portavo al collo. Mi chiese:”Credi in Dio allora?” Io lo indossavo per moda piuttosto che per motivi religiosi e gli rispossi:” No, non credo proprio” Ed egli inizio’ a parlarmi della sua fede.
Non ne tenni molto conto all’inizio, ma le sue parole mi rimasero impresse. Pochi giorni dopo, mi ritrovai ad ordinare una copia del Corano da internet.
Mi prese un bel po’ di tempo per trovare il coraggio e la forza di andare ad un evento sociale di donne gestito da un nuovo gruppo musulmano di Leeds. Mi ricordo che rimasi ad indugiare fuori la porta pensando:”Che cavolo ci faccio qui?”Mi immaginavo che sarebbero state vestite in abiti neri dalla testa ai piedi: “Cosa potevo avere in comune con loro, io: una venticinquenne inglese bionda?”
Ma quando entrai, nessuna di esse rispecchiava lo stereotipo della donna casalinga oppressa musulmana; erano tutti dottori, insegnanti e psichiatri. Fui colpita da quanto sembrassero soddisfatte e sicure.
Dopo quattro anni nel Marzo 2008, ho fatto la dichiarazione di fede in casa di amici. Al principio temevo di non aver fatto la cosa giusta, ben presto mi rilassai, e’ un po’ come iniziare un nuovo lavoro.
Pochi mesi dopo affrontai i miei genitori e gli dissi:”Ho qualcosa da dirvi” Ci fu silenzio e poi mia madre disse:”Sei diventata musulmana non e’ vero?” Ella scoppio’ in lacrime e continuo’ chiedendomi cose del tipo:”Cosa ti succedera’ quando ti sposerai? Dovrai coprirti? Cosa ne sara’ del tuo lavoro?”Cercai di rassicurarla che sarei sempre rimasta la stessa, ma ella sembrava troppo preoccupata del mio benessere.
Contrariamente a quello che la maggior parte della gente pensa, l’Islam non mi opprime; mi lascia essere la persona che sono sempre stata. Adesso sono molto piu’ riconoscente e soddisfatta delle cose che ho. Da pochi mesi, mi sono fidanzata con un procuratore musulmano che ho incontrato in un corso di formazione. Egli non contrario alla mia carriera, ma sono d’accordo con la prospettiva islamica sul ruolo tradizionale dell’uomo e della donna. Voglio badare a mio marito e ai miei figli, ma voglio anche la mia indipendenza. Sono fiera di essere inglese e sono fiera di essere musulmana, non vedo alcun conflitto tra queste due realta’.”
Aqeela Lindsay Wheeler
Casalinga e madre, 26, Leicester
“Da adolescente pensavo che tutte le religioni fossero davvero patetiche. Solevo trascorrere i miei fine settimana ubriaca fuori al centro ricreativo, in sandali dal tacco a spillo e minigonna. Ecco come la pensavo: perche’ imporsi dei limiti? Si vive una volta sola.
All’universita’ , vivevo come tutte le studentesse, bevendo ed andando in discoteca, ma mi svegliavo sempre il giorno dopo coi postumi della sbornia pensando quale fosse il fine di tutto questo.
Durante il secondo anno incontrai Hussein. Sapevo che era musulmano, ma ci stavamo innamorando, dunque misi completamente da parte la questione religiosa. Ma sei mesi dopo l’inizio della nostra relazione, egli mi disse che continuare questa relazione era ‘contro la sua fede’.
Ero davvero sconvolta. Quella notte rimasi a leggere due libri sull’Islam che Hussein mi aveva dato. Mi ricordo di essere scoppiata in lacrime perche’ mi sentivo troppo travolta. Pensavo: “Questo potrebbe essere l’intero significato della vita” Ma avevo tante domande: perche’ dovrei coprirmi il capo? Perche’ non posso mangiare quello che voglio?
Iniziai a parlare con donne musulmane all’universita’ , le quali stravolsero completamente il mio punto di vista. Erano ben istruite, stimate e veramente trovavano il velo come liberatorio. Ero convinta, e tre settimane dopo mi convertii ufficialmente all’Islam.
Quando lo raccontai a mia madre poche settimane dopo, non credo che ella lo prese seriamente. Fece un po’ di commenti del tipo:”Perche’ vorresti indossare il velo? Hai dei capelli cosi’ belli” sembrava che non capisse quello che intendessi.
All’universita’ la mia migliore amica si rivolto’ completamente contro di me: non riusciva a capacitarsi di come fosse possible che una settimana prima andassi in discoteca e la settimane seguente avessi abbandonato tutto e mi fossi convertita all’Islam. Ella era molto vicina al mio vecchio modo di vivere, dunque non rimpiango troppo di non averla piu’ come amica.
Scelsi il nome di Aqeela perche’ significa “giudiziosa ed intelligente” ed era quello a cui aspiravo a diventare quando mi convertii all’Islam sei anni fa. Divenni una persona completamente diversa: ognicosa che aveva a che fare con Lindsay, l’avevo cancellato dalla memoria.
La cosa piu’ difficile fu cambiare il modo in cui mi vestivo perche’ avevo sempre seguito la moda. La prima volta che provai un hijab, ricordo di essermi seduta di fronte allo specchio, pensando:”Ma cosa ci faccio con un pezzo di stoffa sulla mia testa? Sembro folle!” Adesso mi sentirei nuda senza, e soltanto occasionalmente sogno ad occhi aperti il vento che mi soffia tra i capelli. Una volta o due, sono ritornata a casa scoppiando in lacrime perche’ mi sentivo scialba, ma era la mia vanita’.
E’ davvero un sollievo non sentire piu’ quella pressione. Indossare l’hijab mi ricorda che tutto cio’ che ho bisogno di fare e’ servire Dio ed essere umile. Ho anche attraversato delle fasi in cui mi sentivo di indossare il niqab perche’ sentivo che era molto piu’ appropriato ma puo’ anche causare qualche disagio.
Qaundo la gente nota che una ragazza bianca indossa il niqab, presume che si siano abbandonate le proprie radici “per seguire una branco di Asiatici”. Ho anche vissuto episodi di razzismo in cui ragazzi adolescenti mi urlavano in strada: “Togliti questo affare dalla testa, tu bianca b***”
Dopo gli episodi delgli attentati a Londra, avevo timore di camminare per la strada per paura di una ritorsione.
In linea generale, ho una vita molto felice. Ho sposato Hussein ed abbiamo un bambino di un anno, Zakir. Cerchiamo di seguire i ruoli tradizionali islamici: sono principalmente casalinga e madre, e lui va a lavoro. Sognavo una splendida carriera come psicologa, ma adesso non aspiro piu’ a questo.
Diventare una musulmana non e’ stato molto semplice. Questa vita puo’ qualche volta farti sentire come in prigione con molte regole e restrizioni, ma crediamo che saremo ricompensati nella vita oltre la morte.”
Catherine Heseltine
Maestra materna, 31, Nord Londra
"Se mi aveste chiesto all’eta’ di 16 anni, se mi fossi mai interessato diventare musulmana, avrei risposto:”No, grazie” Ero troppo felice di bere, partecipare a festini varii ed avere i miei amici. Sono cresciuta nella Londra del Nord, non abbiamo mai praticato la religione a casa; ho sempre pensato fosse una cosa fuori moda e irrilevante. Ma quando incontrai quello che poi divenne il mio promesso, Syed, alla sesta classe, egli sfido’ tutti i miei preconcetti. Era giovane, musulmano, credente in Dio, eppure era normale. L’unica differenza era che egli, a differenza di tutti gli altri adolescenti, non beveva.
Un anno dopo, avevamo perso la testa l’uno per l’altra, ma ci chiedemmo subito: come avremmo potuto continuare a restare insieme se lui era musulmano ed io no?
Prima di incontrare Syed, non mi ero mai chiesta veramente in cosa credessi; mi definivo agnostica casuale per osmosi. Dunque iniziai a leggere alcuni libri sull’Islam giusto per curiosita’. All’inizio, il Corano mi prese a livello intellettuale; l’aspetto emotivo e spirituale non arrivo’ subito. Amavo le spiegazioni del mondo naturale e scopri’ che ben 1500 anni fa l’Islam sanciva diritti alle donne che quest’ultime non hanno conquistato nella societa’ occidentale fino a tempi recenti. Fu una rivelazione.
La religione non era esattamente una cosa “leggera” di cui parlare, dunque per tre anni tenni il mio interesse per l’Islam soltanto per me stessa.
Ma durante il mio primo anno di universita’, Syed ed io decidemmo di sposarci, dunque capii che era tempo di parlarne ai miei genitori. La reazione iniziale di mia madre fu:” Non potreste andare soltanto a vivere insieme all’inizio?” Ella era preoccupata che stessi affrettando il mio matrominio e di conseguenza precipitando verso il ruolo della donna nella famiglia musulmana; nessuno capi’ quanto seriamente stavo prendendo la mia conversione religiosa. Mi ricordo di uscire per cena con mio padre, che mi esortava:”Dai su, bevi un bicchiere di vino, non lo diro’ a Syed!” Molte persone davano per certo che mi stavo convertendo all’Islam per rendere la mia famiglia felice, non perche’ ci credessi.
Piu’ tardi nel corso dello stesso anno, festeggiammo con un bella cerimonia bengali, ed andammo a vivere in un appartamento insieme, ma non ero certo incatenata al lavandino della cucina. Non indossavo ancora l’hijab, indossavo una bandana oppure un cappelino per iniziare.
Ero solita attirare molto l’attenzione di ragazzi quando frequentavo discoteche, bar, dovetti lasciar andare. Gradualmente adottai la mentalita’ islamica, desideravo che la gente mi giudicasse per la mia intelligenza e il mio carattere, non per quelo che apparivo. Stavo diventando piu’ forte.
Non avevo mai fatto parte di una minoranza religiosa prima, dunque era un grande cambiameto, ma i miei amici erano molto comprensivi. Alcuni erano rimasti scioccati:”Che cosa? Niente bere, niente droghe, niente sesso? Io non ce la farei!” E ci volle un po’ di tempo per i miei amici maschietti all’universita’ di ricordarsi di non darmi il bacetto sulla guancia quando ci si incontrava. Dovevo dire:”Mi dispiace, e’ una regola musulmana”
Col tempo divenni piu’ praticante di mio marito. Iniziammo a dividerci anche in altri campi. Alla fine penso che la responsabilita’ del matrimonio era troppo per lui; divenne distante e disinteressato. Dopo sette anni insieme, decisi di divorziare.
Quando ritornai a vivere con i miei, la gente era molto stupita che io indossassi ancora l’hijab. Ma stavo rafforzando la mia fede: inizia ad acquisire un senso di me stessa come musulmana, indipendentemente da lui. L’Islam mi ha dato una guida ed un fine. Sono impegnata con la Commissione Musulmana degli Affari Pubblici, e conduco campagne contro l’islamofobia, e la discriminazione contro le donne nelle moschee, la poverta’ e la situazione in Palestina. Quando la gente ci definisce ”estremisti” o “la parte vulnerabile oscura della politica inglese” penso sia ridicolo. Ci sono tanti problemi nella comunita’ musulmana, ma quando la gente si sente sotto assedio, il progresso e’ ancora piu’ difficile.
Mi sento ancora di far parte della societa’ bianca inglese, ma sono anche musulmana. C’e’ voluto un po’ di tempo per far coesistere queste due identita’ , ma adesso mi sento molto piu’ sicura essendo chi sono. Faccio parte di entrambe queste realta’ e nessuno potra’ strapparmi questo senso di appartenenza."
Sukina Douglas
Poetessa della lingua parlata, 28, Londra
"Prima di incontrare l’Islam, il mio sguardo era fisso sull’Africa. Ero stata allevata come una rastafariana e solevo portare folli lunghi treccine: meta’ bionde e meta’ nere. Poi nel 2005 il mio ex ragazzo ritorno’ da una viaggio in Africa e annuncio’ che aveva abbracciato l’Islam. Ero furiosa e gli dissi che “stava perdendo le sue radici africane”. Perche’ cercava di trasformarsi in Arabo? Era una realta’ cosi’ estranea rispetto al mio modo di vivere. Ogni volta che vedevo una donna musulmana nella strada pensavo:”Ma perche’ devono coprirsi in quel modo? Non hanno caldo?” Mi sembrava ingiusto, oppressivo.
L’Islam era gia’ nella mia coscienza , ma quando iniziai a leggere l’autobiografia di Malcolm X all’universita’, qualcosa si scosse dentro di me. Un giorno dissi alla mia migliore amica Munira:”Mi sto innamorando dell’Islam”. Ella rise e disse:”Calmati , Sukina!” Ella inizio’ ad esplorare la realta’ islamica soltanto per provarmi che stavo in errore, ma ben presto comincio’ a crederci anche lei.
Mi sono sempre battuta appassionatamente per i diritti delle donne; non c’era alcun modo che potessi credere in una religione che cercava di denigrarmi come tale. Ma le cose cambiarono quando mi ritrovai a leggere un libro di una femminista marocchina, che disfece tutte le mie opinioni negative: l’Islam non opprimeva le donne, era la gente a farlo.
Prima di abbracciare questa fede, feci un esperimento. Mi coprii abbigliandomi con una gonna stile zingaresco ed uscii. Ma non mi sentivo scialba; mi sentivo bellissima. Capii che non ero una sorta di comodita’ sessuale di cui gli uomini potessero avere desiderio; voglio essere giudicata per il mio contributo mentale.
Munira ed io recitammo la nostra shahada (dichiarazione di fede) insieme pochi mesi dopo, mi taglia le treccine per rinnovarmi: era l’inizio di una nuova vita. Tre settimane dopo la nostra conversione, ci furono gli attentati di Londra (7/7); improvvisamente diventammo le nemiche numero uno. Non avevo mai provato cosa fosse il razzismo a Londra prima, ma nelle settimane dopo gli attentati, la gente mi gettava uova contro dicendomi: “Ritorna al tuo paese” anche se questo e’ il mio paese.
Non sto cercando di scappare chi sono. Alcune persone si vestono in stile arabo o pakistanese, ma io sono inglese e caraibica, dunque il mio vestito nazionale e’ rappresentato Primark e Topshop, con strati di veli colorati comprati al charity shop. Sei mesi dopo il mio ritorno all’Islam, ritornai insieme al mio ex e ci sposammo. Le regole in casa nostra sono diverse, perche’ noi siamo diversi, ma mio marito non si sognerebbe mai di impartirmi ordini; non e’ il modo in cui sono stata allevata.
Prima di trovare l’Islam, ero una ribelle senza una causa, ma adesso ho un fine nella mia vita: posso indentificare i miei difetti e lavorarci sopra per diventare una persona migliore. Per me essere musulmana significa contribuire alla nostra societa’, non importa da dove vieni."
Catherine Huntley
Assistente alle vendite al dettaglio, 21, Bournemouth
I miei genitori hanno sempre pensato che fossi anormale anche prima di abbracciare l’Islam. Nei primi anni dell’adolescenza mi trovarono a guardare la tv un venerdi sera e mi dissero:”Ma che fai a casa? Non hai amici con cui uscire?”
La verita’ era che io non amavo gli alcolici, non avevo mai fumato, non ero molto presa dai ragazzi. Voi pensate che sarebbero dovuti esserne contenti. Sono sempre stata una persona molto spirituale, dunque quando iniziai a studiare l’Islam nei primi anni delle superiori, qualcosa scatto’. Avrei trascorso tutta la pausa del pranzo al computer a leggere infomrazioni sull’Islam. Avevo pace nel cuore e niente altro importava. Era un’esperienza bizzarra, avrei ritrovato me stessa, e la persona che trovai era diversa da ogni altro che conoscevo.
Avevo raramente visto un musulmano prima, dunque non avevo alcun preconcetto, ma i miei genitori non avevano una mentalita’ cosi’ aperta. Nascosi i miei libri islamici e veli in un cassetto, perche’ avevo paura che mi scoprissero.
Quando decisi di parlarne ai miei genitori, erano inorriditi e dissero:”Ne riparleremo quando avrai diciotto anni.” Ma la mia passione per l’Islam diventava piu’ forte. Iniziai a vestirmi in modo piu’ modesto e digiunavo segretamente durante il Ramadhan. Diventai brava a condurre una doppia vita finche’ un giorno, quando avevo diciassette anni, non potetti piu’ aspettare.
Sgattaiolai fuori casa, misi il mio velo in una busta e presi il treno per Bournemouth. Sicuramente apparvi un po’ svitata quando sul vagone del treno tirai fuori il mio hijab e lo aggiustai usando il coperchio di un bidone dei rifiuti come specchio. Una coppia di persone anziane mi guardo’ in malo modo, ma non mi tocco’ affatto. Per la prima volta nella mia via, mi sentivo me stessa.
Una settimana dopo la mia conversion, mia madre venne di filato nella mia stanza e disse:”Hai qualcosa da dirmi?”Ella tiro’ fuori dalla sua tasca il mio certificate di conversion. Penso che avrebbero preferito trovare qualsiasi altra cosa a questo punto, droghe, sigarette, preservative, perche’ al minimo avrebbero potuto illudersi che si trattava della tipica ribellione adolescenziale.
Riusci’ a scorgere la paura nei suoi occhi. Non riusciva a capire perche’ volessi rinunciare alla mia liberta’ per amore di una religione straniera. Perche’ volessi mai unirmi a tutti questi terroristi e suicidi?
Era difficile essere musulmani a casa dei miei genitori. Non dimentichero’ mai una sera, c’erano due donne in burka sulla prima pagina di un quotidiano, ed essi iniziarono a scherzare:”Catherine presto sara’ cosi’”
Neppure gli piaceva che pregassi cinque volte al giorno; pensavano fosse “un’ossessione”. Pregavo di fronte la porta della mia camera dunque mia madre poteva entrare, ma ella preferiva chiamarmi: “Catherine, vuoi una tazza di te?” soltanto per farmi interrompere.
Quattro anni dopo ancora mio nonno diceva cose del tipo: “Le donne musulmane devono camminare tre passi indietro ai loro mariti”. Mi faceva davvero arrabbiare, perche’ questo e’ un fatto culturale, non religioso. Il mio promesso sposo, che ho incontrato otto mesi fa, e’ dell’Afghanistan e crede che la donna musulmana sia come una perla e che suo marito sia la conchiglia che la protegge. Io apprezzo questo modo un po’ fuorimoda di vedere la vita: e sono contenta che una volta sposati sara’ lui a pagare i conti. Ho sempre desiderato diventare una casalinga.
Voler sposare un afgano ha rappresentato la ciliegina sulla torta per i miei genitori. Pensano che adesso io sia completamente andata fuori di testa. Il matrimonio sara’ celebrato in una moschea, dunque non credo parteciperanno. Mi fa un po’ male pensare che non indossero’ quel bellissimo abito nuziale da favola, circondata dalla mia famiglia. Ma spero che la mia nuova vita con mio marito sara’ molto piu’ felice. Creero’ quell’atmosfera a casa che ho sempre desiderato, senza sentire il dolore della gente che mi giudica.”
tradotto da cinzia amatullah
fonte: http://www.timesonline.co.uk/tol/comment/faith/article7135026.ece
SE LEI E' CITTADINA ITALIANA, PRIMA E' -PER L'APPUNTO- TALE, E POI, MOLTO MA MOLTO PIU' INDIETRO, SARA' MUSULMANA, O CRISTIANA, O BUDDISTA, O LUTERANA, O ATEA....., O QUELLO CHE LE PARE. QUINDI, P R I M A LEI E' ITALIANA, E POI ....... .
ReplyDelete"cinzia amatullah"
ReplyDeleteScusi, ma Lei, sulla Sua Carta di Identità, quale nome ha scritto? = CINZIA ?? Oppure "amatullah" ?? Oppure entrambi ?? Le spiace rispondere ??
Vorrei rispondere educatamente...
ReplyDeleteAd Anonimo numero 1, la nostra fede e' piu' importante della nostra nazionalita'....
Ad Anonimo numero 2, ma a Lei che gli interessa che nome ha sulla carta d'identita', la mia cara sorella Cinzia Amatullah???? E lei che nome ha? Anonimo????
Caro/a Anonimo, raramente scelgo di rispondere a commenti da parte di persone che sembra vogliano soltanto ferire o schernire, piuttosto che far tesoro del vero fine di questo blog. Come si puo’facilmente leggere dal sottotitolo che dice ”voci di donne libere che spiegano l’Islam in modo semplice al di la’ dei pregiudizi”, questo blog non si presenta come un blog personale, ma come il frutto di una equipe di sorelle che per amore di Allah intende comunicare ai lettori che volontariamente si interessano ad alcune tematiche islamiche, cio’ che di scorretto a nostro parere, viene riferito sull’Islam dai mass media. Questo blog evita di pubblicare i commenti che porterebbero ad un’inutile polemica, questo blog e’ uno spazio informativo libero che si basa sul rispetto. In genere parto dall’idea che chi sceglie di leggere vuole “capire” qualcosa, e non perdere tempo in faccende che non gli riguardano affatto. Ecco adesso io le dico che ne’ io, ne’ nessuna di noi, ha la presunzione di essere “capita al 100%”...Io sono cittadina italiana e sulla mia carta d’identita’ c’e’ il nome che il papa’ e la mamma hanno scelto per me. Non ho mai negato il mio nome, in Islam non e’ necessario fintanto che il nome sia bello e non dispregiativo, ma e’ con gioia che molte sorelle musulmane decidono di “arricchire, abbellire” il proprio nome con un appellattivo che ricordi il loro essere musulmane e soprattutto l’essere fiere di esserlo (mi scuso per il gioco di parole...). E’con soddisfazione che aggiungo al mio, l’appellattico di Amatullah , che vuole dire soltanto Serva di Allah, perche’ dovrei negarmi la gioia e la soddisfazione di un nome che vorrei mi descrivesse....di un nome che mi riempe il cuore? Mi dispiace lei non ne comprenda la bellezza.
ReplyDeleteMi dispiace molto che lei mi dica che “prima di tutto sono Italiana e poi molto ma molto piu' indietro budddista o qualsiasi altra cosa io voglia”, mi fa comprendere il vuoto in cui lei naviga, un vuoto esistenziale che le auguro con tutto il cuore di colmare! Siamo tutti fratelli e sorelle in questa dunya (vita terrena) e vorrei augurarle soltanto del buono. Essere italiana mi definisce in base a dei confini geografici, essere musulmana definisce tutto il resto!
Bellissimo Blog, lo trovo davvero interessante.. !!
ReplyDeleteMarianna
GRazie per la tua visita Marianna. Continua a seguirci.
ReplyDeleteVolevo chiedervi se v'è stata una scrittura in particolare o un evento spirituale che vi ha fatto capire che L'Islam era la religione giusta, e come vi siete sentite quando l'avete capito :)
ReplyDeleteCiao h3llomari e benvenuta/o,
ReplyDeletetutte noi abbiamo storie di conversione diverse. Infatti nessuna ha lo stesso inizio. Il nostro cammino e' diverso anche se poi tutte ci siamo ritrovate sotto lo stesso credo, la stessa strada, credere nello stesso Dio, Allah!
Se clicchi a destra di questo blog dove vi e' l'archivio, puoi trovare le storie di come alcune di noi sono tornate all'Islam. Le puoi trovare nei post del 2009. http://io-musulmana-italiana.blogspot.com/2009_04_01_archive.html
Continua a seguirci.
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Ciao caro h3llomari, e' bello averti tra noi. Quando ho capito che questa era la vera religione, ho avuto "paura", non ti parlo di una paura che atterrisce, che e' sterile ed improduttiva, ma di una paura che posso definire altrimenti "presa di coscienza", che mi ha spinto ha reagire e finalmente "agire". Questa religione si differenzi dalle altre perche' noi musulmani siamo tenuti ad "agire", il nostro credo non si limita a pochi eventi annuali o al fine settimana ma si intreccia in tutti gli aspetti della nostra quotidianita'. Ho dunque "agito" e iniziato a pregare come ci e' richiesto di fare, a pulirmi come ci e' richiesto di fare e tutto il resto, sperando che giorno dopo giorno mi avvicini sempre di piu' a Dio. purtroppo l'essere umano e' molto debole ed anche la fede puo' subire degli alti e bassi, per questo bisogna "agire" e tenere la nostra fede alta.
ReplyDeletechiedevi di un evento? be' per quanto mi riguarda si e' trattato di una presa di coscienza.Piu' leggevo dell'Islam, piu' mi rendevo conto che la vita condotta fino a quel momento era vuota.
Spero di esserti stata d'aiuto in un qualche modo. Ti abbraccio
Assalamualaikum,
ReplyDeletesiete davvero coraggiose(Alhamdulillah), Di certo Allah vi ricompenserà in modo appropriato. Zajakallahu.
sono rimasta senza parole...ogni parola che leggevo mi faceva scendere una lacrima, avevo pure i brividi sono contenta per voi...io ho cercato mille volte di parlare con le mie amiche e spiegargli cosa dice il corano, ma niente da fare..loro pensano che il corano sia contro le donne, ma non è affatto cosi..:(
ReplyDeleteScusate se mi intrometto ma io ho diverse amiche musulmane. Bisogna capire la differenza tra la Shia e i Sunni! Inoltre non c'e' scritto sul corano che la donna debba coprirsi la testa se non erro. Si puo' anche essere musulmana ma non ortodossa. Sia il cattolicesimo che il cristianesimo porta delle interpretazioni dei testi sacri. Sia nel cattolicesimo che nella religione musulmana io vedo sempre tuttavia una forte dose di prevalenza maschile MA SOLO PER L'INTERPRETAZIONE che viene data. Sia la Bibbia che il Corano NON sono testi maschilisti MA E' L'INTERPRETAZIONE che e' stata data ai testi che e' maschilista.
ReplyDeleteCiao Anonima, be' sai non e' proprio esattamente come dici tu...andiamo per punti
ReplyDelete1. c'e' un'abissale differenza tra sunni e sciai. noi del blog siamo sunni e le cose che traduco trasmettono questo tipo di messaggio. in parole povere i sunni credono che Muhammad (su di lui la pace) sia il sigillo di tutti i profeti e professano la religione cosi' come era professata al tempo del profeta Muhammad (pace su di lui): cioe' pregano 5 volte al giorno, non idolatrano nessuna persona e via dicendo.... ma come avrai capito da altri post e da altri commenti, noi del blog non siamo qua per polemizzare, ma soltanto per soddisfare la curiosita' di amici e parenti di neo musulmani, nonche' i neo musulmani stessi(o anche musulmani che per motivi diversi non hanno mai approfondito finora).
2. il velo non e' una scelta ma un obbligo per la donna musulmana, ed e' citato nel Corano.
3. Non riesco a vedere quest'interpretazione maschilista di cui parli nel commento, ma e' stato molto carino da parte tua voler in un certo senso "giustificare" alcuni stereotipi. che Allah ti guidi alla strada giusta, mi sembri tanto cara! io la vedo cosi': culturalmente in alcuni paesi e alcuni popoli tendono a sottomettere la donna, ma in islam la donna ha un posto di onore e prestigio, onorata, amata e rispettata in famiglia e nella comunita'. L'Islam ha portato onore e diritti alla donna secoli prima dell'emancipazione femminile nella societa' occidentale. pensa che nella societa' occidentale fino a poco fa, la donna non aveva gli stessi diritti dell'uomo, non aveva nemmeno diritto al voto e decenni fa ci si interrogava ancora se ella possedesse un'anima e di che natura fosse. in islam invece noi sappiamo che Allah ta'ala ha donato diritti e doveri all'uomo e alla donna e che nessuno verra' giudicato da Allah ne' in base al sesso di appartenenza, ne' in base all'etnia, ne' in base al colore della pelle, quanto piuttosto in base alla taqwa, cioe' all'individuale presa di coscienza di Allah o timore di Allah. Allah giudica gli esseri umani in base alla loro fede.
Grazie infinite per aver partecipato! un abbraccio