di Yasmin Mogahed 25 marzo 2005
tradotto da http://usa.mediamonitors.net
Dati i miei privilegi dell’essere una donna, compirei un’inutile svalutazione di me stessa se cercassi di essere quello che non sono, ed in tutta onesta’, non vorrei mai essere, cioe’ un uomo. Come donne, non raggiungeremo mai la vera liberta’ finche’ non smettiamo di imitare gli uomini, e valorizzare la bellezza nella peculiarita’ che Dio ci ha donato.
Il 18 Marzo 2005 Amina Wadud ha guidato per la prima volta la preghiera congregazionale femminile del Venerdi . Quel giorno le donne hanno fatto un grande passo in avanti nella loro rassomiglianza agli uomini. Ma abbiamo di fatto attualizzato l’emancipazione fornitaci da Dio?
Non credo.
Cosa spesso dimentichiamo e’ che Dio ha onorato la donna fornendole un valore in relazione a Dio, non in relazione all’uomo. Ma siccome la femminista occidentale tipo, toglie Dio dalla scena, non le resta altro termine di paragone se non l’uomo. Di conseguenza la femminista occidentale e’ obbligata a cercare il proprio valore in relazione alla figura maschile. E nel farlo ella deve accettare delle assunzioni imperfette.
Ella ha accettato che l’uomo rappresenti lo standard di riferimento, e che una donna non potra’ mai realizzarsi come essere umano a patto che diventi uguale all’uomo.
Per 1400 anni c’e’ stato un consenso unanime degli Studiosi dell’Islam sul fatto che debbano essere gli uomini a dover guidare la preghiera. Come donna musulmana, non posso fare a meno di chiedermi perche’ cio’ abbia tanta importanza?Colui che guida la preghiera non e’ spiritualmente superiore in alcun modo. Le cose non sono migliori soltanto perche’ e’ un uomo a farle. E guidare la preghiera non ci rende migliori, soltanto perche’ la guidiamo. Se fosse stato un ruolo adatto alle donne, oppure piu’ divino, perche’ il Profeta (pace e benedizione su di lui) non avrebbe chiesto ad Ayesha (che Allah ne sia compiaciuto) o a Khadija (che Allah ne sia compiaciuto), o a Fatima (che Allah ne sia compiaciuto), le donne piu’ eccezionali di tutti i tempi di guidare la preghiera? A queste donne fu promesso il Paradiso, eppure non hanno mai guidato la preghiera.
Ma adesso per la prima volta in 1400 anni, osserviamo un uomo che guida la preghiera e pensiamo:”Non e’ giusto!” Lo pensiamo nonostante Dio non abbia dato alcun privilegio speciale a chi guidi la preghiera. L’Imam (cioe’ chi guida) non e’ in nessuna posizione di privilegio davanti a Dio, rispetto a chi prega dietro di lui.
D’altro canto solo una donna puo’ essere madre. E Dio ha dato dei privilegi speciali alle madri. Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) ci ha insegnato che il Paradiso giace sotto i piedi delle madri. Ma non importa quanto duramente un uomo ci possa provare, non potra’ mai essere una madre. Dunque perche’ questo non ci appare ingiusto?
Quando fu chiesto chi sia piu’ meritevole del nostro buon trattamento? Il Profeta (pace e benedizioni su di lui) replico’ “tua madre” per ben tre volte prima di dire “tuo padre” soltanto una volta. Non e’ questo sessista? Non importa quello che un uomo possa fare, non avra’ mai lo status della madre.
Ed ancora quando Dio ci onora con qualcosa tipicamente femminile, siamo troppo occupate a trovare il nostro merito in riferimento agli uomini, per apprezzarlo o persino per notarlo. Anche noi abbiamo accettato la figura maschile come lo standard di riferimento; dunque ogni cosa che sia unicamente femminile sembra inferiore. Essere sensibili e’ un insulto, diventare madri: degradante. Nella battaglia tra razionalita’ stoica (considerata maschile) e pieta’ disinteressata (considerata femminile) la razionalita’ regna suprema.
Non appena accettiamo che tutto cio’ che l’uomo ha e fa e’ migliore, tutto cio’ che segue e’ soltanto una reazione d’impulso: se gli uomini ce l’hanno, lo vogliamo anche noi. Se gli uomini pregano nelle file anteriori, pensiamo sia migliore, dunque vogliamo pregare anche noi nelle file anteriori. Se gli uomini guidano la preghiera, presumiamo che l’Imam sia piu’ vicino a Dio, dunque anche noi vogliamo guidare la preghiera. In un qualche modo abbiamo accettato l’idea che avere una posizione terrena di leadership indichi la propria posizione con Dio.
Una donna musulmana non ha bisogno di degradarsi in questo modo.Ella ha il modello di Dio. Ella ha Dio che le da’ valore; ella non ha bisogno di un uomo.
Infatti, nella nostra crociata per seguire gli uomini, noi, come donne, non ci siamo neppure soffermate a pensare alla possibilita’ che cio’ che noi abbiamo sia forse migliore per noi stesse. In alcuni casi abbiamo addirittura abbandonato cio’ che era di un livello superiore, soltanto per essere come gli uomini.
Cinquanta anni fa, la societa’ ci insegno’ che gli uomini erano da considerarsi superiori perche’ avevano abbandonato le case per lavorare nelle fabbriche. Noi eravamo madri. Eppure ci fu insegnato che l’emancipazione femminile stesse proprio nell’abbandono del ruolo materno, affinche’ si andasse a lavorare alle macchine. Noi abbiamo accettato che lavorare nelle fabbriche era migliore che allevare le fondamenta della societa’, soltanto perche’ l’uomo lo aveva fatto.
Poi dopo essere andate a lavorare, dovevamo diventare dei supereroi, la madra perfetta, la moglie perfetta, la casalinga perfetta, e seguire la carriera perfetta. E mentre non c’e’ nulla di sbagliato per definizione nella donna che insegue una carriera, abbiamo presto realizzato che abbiamo sacrificato tutto per imitare ciecamente gli uomini. Siamo rimaste a guardare mentre i nostri figli diventavano degli estranei e presto preso coscienza del privilegio che avevamo abbandonato.
E dunque soltanto adesso, data la scelta, le donne nell’Occidente scelgono di rimanere a casa per educare ed allevare i propri figli. Stando al Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti d’America, soltanto il 31% delle donne con bambini, e il 18 % delle madri con due o piu’ figli, lavora a tempo pieno. E di queste madri lavoratrici, un sondaggio condotto da Parenting Magazine nel 2000, ha trovato che il 93% di esse dice che preferirebbe rimanere a casa con i propri figli, ma che sono costrettte a lavorare per “necessita’ economiche”. Queste “necessita’ ”
sono imposte alle donne dall’uguaglianza dei generi dell’ Occidente moderno, e rimosse invece dalla distinzione dei sessi in Islam.
Le donne dell’Occidente hanno impiegato un secolo di prove per realizzare unmprivilegio che era stato concesso alle donne musulmane 1400 anni fa.
Dati i miei privilegi come donna, svalorizzo soltanto me stessa,
cercando di essere quello che non sono, e in tutta onesta’ non vorrei mai essere: un uomo. Come donne, non riusciremo mai a raggiungere un’emancipazione reale finche’ non la smettiamo di imitare gli uomini, e valorizzare la bellezza nella peculiarita’ dataci da Dio.
Se viene offerta una scelta tra la giustizia stoica e la pieta’, io scelgo la pieta’. E se offertami una scelta tra la leadership terrena e il Paradiso ai miei piedi, io scelgo il Paradiso.
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