In uno scritto pubblicato sul periodico "Nur Al Islam", il professor Hassan Ali – pace alla sua anima- riferisce che un suo amico di fede brahmanica gli disse: "Mi sembra che il messaggero dell'Islam sia il più grande uomo del mondo e il più completo." Il professor Hassan gli chiese: "Per quale motivo il messaggero dell'Islam è secondo te l'uomo più completo del mondo?" Gli rispose: "Perché riscontro nel messaggero di Allah meriti diversi, qualità e virtù innumerevoli che non mi sembra si siano riunite mai nella storia mondiale in una sola persona in uno stesso tempo: era un re a cui si sono sottomesse tutte le sue contrade; le amministrava come voleva pur restando umile, considerando che nulla gli spettava, che invece tutto era in mano di Allah; vedi che dispone di ricchezze immense che i cammelli carichi di casse gli portano fino alla capitale; eppure continua a vivere nelle strettezze e per lunghi giorni a casa, non gli si accende per sfamare la famiglia il focolare. Anzi, molto spesso i suoi si coricano con la fame allo stomaco. Era un comandante senza pari; si metteva a capo di un esercito di pochi soldati, scarsamente equipaggiati con i quali fronteggiava eserciti fatti di migliaia di soldati armati fino ai denti, ed infine li vinceva in modo schiacciante. Lo ritroviamo poi appassionato di pace che firma la carta delle condizioni di accordo di tregua, con animo sereno ed impeto calmo benché abbia a fianco migliaia dei suoi compagni, tutti guerrieri valorosi, pronti ad ogni prodezza. È un eroe coraggioso capace di resistere da solo a migliaia dei suoi nemici senza curarsi del loro numero; ed è nello stesso tempo un uomo dal cuore fragile, generoso, pietoso ben lungi dallo spargere una goccia di sangue. Si preoccupa per tutta la penisola araba e nello stesso tempo non gli sfugge il minimo particolare della vita della sua famiglia, delle sue mogli e dei suoi figli; non gli sfugge nessun particolare della vita dei musulmani poveri e bisognosi, si interessa ai problemi della gente che si è dimenticata del Creatore, se n'è allontanata e gli preme rimetterla sulla retta via. Nel complesso, è un uomo che si cura delle vicende del mondo intero ma nello stesso tempo un uomo volto ad Allah, noncurante della vita terrena; è nel mondo e non vi è, perché il suo cuore batte solo per Allah e per quello che Gli è gradito. Non si è mai vendicato di uno per se stesso e prega in favore dei suoi nemici, vuole il loro bene ma non per questo perdona ai nemici di Allah ai quali non dà mai tregua. Non cessa di ammonire coloro che hanno smarrito la retta via e li avverte del castigo dell'inferno. Conduce una vita ascetica adorando Allah e implorandolo per buona parte della notte. È un valoroso combattente che si reca in campo con la spada in mano e nel contempo è il Messaggero saggio ed il profeta infallibile, ed insieme vincitore di nazioni e conquistatore di terre e contrade sterminate. Si corica su un pagliericcio con un cuscino imbottito di fibre vegetali, mentre ci verrebbe in mente di considerarlo sultano degli arabi o re dei paesi arabi. I membri della sua famiglia restano nel bisogno e nelle strettezze mentre giungono fino a lui le enormi somme che provengono da ogni parte della penisola araba; tali ricchezze sono ammucchiate sulla spianata della sua moschea mentre Fatima, sua figlia diletta viene a lamentarsi dei dolori del peso dell'otre dell'acqua o quelli causatile dall'uso del mulino a braccia. Il profeta distribuiva ai musulmani quel giorno il bottino di schiavi e schiave fatti prigionieri in guerra con l'aiuto di Allah; sua figlia non ebbe per risposta che una invocazione che il profeta le chiese di apprendere per rivolgerla ad Allah. Il suo compagno Omar gli fece una volta visita e dando uno sguardo a destra e a sinistra, trovò solo un pagliericcio senza cuscino su cui si coricava il profeta e le cui traccia si imprimevano sui suoi fianchi. In casa non c'era altro che un sa'a di orzo in un recipiente e vicino, una vecchia otre di acqua appesa ad un palo: era tutto quello che il profeta possedeva il giorno in cui metà degli arabi gli dichiararono sottomissione. Omar non potè fare a meno di piangere; il profeta gli domandò: "Perché piangi, Omar?" Rispose: "Come non piango se Cosroe e Cesare si godono la vita con tutte le sue comodità mentre il Messaggero di Allah (pace e benedizione di Allah su di lui) possiede solo quello che vedo? Il profeta gli disse: "Omar, non accetti che quello sia la parte di Cosroe e di Cesare da questa vita e che la vita eterna invece, sia tutta per noi ?"
Quando il profeta (pace e benedizione di Allah su di lui) raggruppò tutti i suoi eserciti e li diresse verso Mecca per conquistarla, Abu Sufiyene era in compagnia di Al Abbas, zio del profeta e guardavano insieme tutti quei soldati preceduti da moltissimi stendardi. Abu Sufiyene era allora ancora ostile all'Islam, ma prese sgomento da quell'impressionante numero di musulmani e dei loro alleati provenienti dalle diverse tribù che si sono convertite all'Islam, che marciavano sulla piazza della Mecca come un fiume potente che niente e nessuno poteva arrestare. Disse al suo compagno: "O Abbas, vedo che tuo nipote è ormai un re potentissimo." Al Abbas gli rispose: "Abu Sufiene, quello che vedi non ha niente a che fare con il reame: è profezia e messaggio divino."
( Dal Testo Muhammad, il messaggero di Allah,pace e benedizione su di lui
di Abdul-Rahman al-Sheha, Tradotto dall'arabo dal professor: Mohammed HASSANI
Presto disponibile in versione integrale sul website aims.co.uk Insha'Allah)
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