Vorrebbero spegnere la luce di Allah con le loro bocche, ma Allah non intende che perfezionare la Sua luce, anche se cio' dispiace ai miscredenti. Egli è Colui che ha inviato il Suo Messaggero con la guida e la Religione della Verità, onde farla prevalere su ogni altra religione, anche se cio' dispiace ai politeisti (Corano IX. At-Tawba, 32-33)
[...]presso l'Imperatore romano Eraclio.
Infatti Abdullah Ibn Abbas - che Allah sia soddisfatto di lui- riferisce che:
"Il Messaggero di Allah scrisse a Cesare per chiamarlo ad abbracciare l'Islam, affidò detto scritto a Dihya Al Kalbi con l'ordine di farlo transitare attraverso il governatore di Bosra. Per la vittoria riportata sui persiani, Cesare fece in segno di gratitudine ad Allah una marcia da Emesse fino ad Iliya (Gerusalemme.) Pervenutagli l'epistola del Messaggero di Allah, la lesse ed ordinò ai suoi dipendenti :"Cercate di trovarmi qui connazionali di questo uomo che possano fornirmi informazioni sul Messaggero di Allah." Ibn Abbas disse: Abu Sufiyene mi indicò che allora si trovava in Siria, a capo di una carovana di mercanti Coreisciti, durante la tregua conclusasi tra il Profeta e gli infedeli Coreisciti." Abu Sufiene riferisce: Il Messaggero di Cesare ci trovò in una località di Siria e ci condusse io e i miei compagni, fino ad Iliya. Ci introdusse presso l'Imperatore che sedeva nel suo trono con la corona sul capo e circondato dai suoi consiglieri e dignitari romani. Disse al suo interprete: - chiedi quale di loro è il parente più vicino a colui che pretende di essere profeta. – Sono io, rispose Abu Sufiyene
- Qual è il grado della tua parentela? Domandò Cesare
- Lui è mio cugino.
Dissi questo considerando con certezza che tranne me, quella volta non c'era nella carovana nessuno tra Bani Abdu Manaf.
- Lo si faccia avvicinare ! disse l'Imperatore.
Ordinò poi che mettessero tutti i miei compagni alle mie spalle e si rivolse di nuovo all'interprete :
- Spiega loro che io farò delle domande a questo uomo riguardo al preteso profeta. Se i suoi compagni vedono che mente, hanno facoltà di dirlo e di contraddirlo immediatamente.
A dire il vero, se non ci fosse per la vergogna di essere denunciato dai miei compagni come bugiardo, avrei risposto all'Imperatore su Muhammad con tante menzogne. Perciò decisi di dire solo la verità.
L'Imperatore disse all'interprete :
- Domandagli quale rango la famiglia di questo Profeta occupa da loro.
- È di nobile stirpe, dissi.
- Alcuno tra di voi ha mai tenuto prima di lui discorsi simili?
- No.
- Lo sospettavate di menzogna prima che lui tenesse questo discorso?
- No.
- Tra i suoi antenati ci sono stati dei re?
- No.
- I suoi adepti e partigiani si riscontrano tra le classi alte o tra gli umili?
- Tra gli umili.
- Vanno crescendo o decrescendo per numero?
- Stanno crescendo.
- Tra coloro che abbracciano la sua religione c'è chi in seguito la prende in avversione
e la rinnega ?
- No.
- Manca mai ai suoi impegni ?
- No, ma con lui abbiamo di recente concluso una tregua e al riguardo temiamo che non la rispetti.
(Questa mia risposta fu l'unica in cui riuscìi ad infondere una sfumatura sfavorevole al Profeta, senza timore che fosse notata.)
L'Imperatore proseguì la sua sfilza di domande; mi disse :
- Siete stati in guerra con lui ?
- Sì, risposi.
- Come sono finiti i combattimenti ?
- Tra di noi la guerra ha avuto sorti alterne: lui ha avuto momenti di vittoria quanto noi.
- Che cosa mai vi ordina di fare?
- Ci ordina di non adorare altro che Allah, unico, di non associarGli nessun essere, di rinunciare al culto dei nostri avi, di pregare, di fare l'elemosina, di essere casti, di manternere i nostri impegni e di restituire quello che a noi è stato dato in affidamento."
Dopo che mi ha ascoltato, l'Imperatore disse al suo interprete: "Digli: ti ho interrrogato sulla sua famiglia e hai preteso che era di nobili origini. Ora Allah ha sempre scelto i Suoi Messaggeri tra i nobili dei loro popoli. Ti ho domandato se tra la tua gente, uno prima di lui avesse tenuto un discorso simile, ed hai preteso che no. Infatti se un discorso simile a quello che tiene fosse già stato fatto da uno dei vostri, avrei creduto che il nostro uomo non facesse altro che imitare un predecessore. Ti ho domandato poi se prima delle sue pretese di profezia lo sospettaste mai di menzogna ed hai detto di no. Così ho capito che se non era uomo incline alla menzogna con i suoi simili, non lo era per forza nei confronti di Allah. Ti ho chiesto in seguito se tra i suoi avi ci fosse un re, hai preteso che no. Infatti se uno dei suoi antenati avesse regnato, avrei creduto che il nostro uomo tentasse di ripristinare il regno passato. Alla domanda se i suoi partigiani erano tra i grandi o tra gli umili hai risposto che erano tra gli umili. In verità sono sempre quelli che sostengono i profeti. Ti ho domandato se vanno crescendo o diminuendo di numero, mi hai risposto che vanno crescendo; ed è ovvio per una fede fino a quando non ha raggiunto la sua massima espansione. Ti ho chiesto se fra i suoi fedeli si trovasse chi se ne fosse ravvisato o avesse rinnegato, hai preteso che no. Infatti quando una fede conquista i cuori, è impossibile che sia avversata. Ti ho domandato se mancò mai ai suoi impegni, mi hai risposto di no: così è sempre stato con i profeti: non tradiscono mai. Ti ho domandato se alcuna guerra sia avvenuta contro di lui, ed hai risposto di sì, precisando che gli scontri sono stati di esiti alterni, tanto per lui che per voi. Ed è questo che distingue i profeti: subiscono tante e dure prove, ma il successo finale è della loro parte. Ti ho domandato di quello che vi ordinava di fare, ed hai preteso che vi proibiva di adorare quel che i vostri avi adoravano, che vi prescriveva la preghiera, l'elemosina, la purezza, la sincerità, la fedeltà agli impegni e la restituzione dei beni affidativi."
L'imperatore continuò: "Tutto questo corrisponde al ritratto di un profeta vero. Sapevo che sarebbe un giorno sorto, ma non pensavo che sarebbe stato uno di voi. Se quello che hai detto è vero, poco manca a questo uomo per conquistare fin dove ora mi trovo. Quanto a me, se mi fosse dato di avvicinarlo, farei di tutto per incontrarlo; e se gli fossi vicino, gli laverei ben volentieri i piedi."
Abu Sufiyene riprende il filo del racconto e disse: "L'Imperatore ordinò poi che gli fosse portata la lettera del Messaggero di Allah, la lesse trovandovi scritto: "In nome di Allah Clemente e Misericordioso; da parte di Muhammad servo e messaggero di Allah a Eraclio Imperatore dei Romani; pace su colui che segue la retta via, ti chiamo alla fede islamica, sottomettiti ad Allah, salvati ed Allah ti farà doppia ricompensa. Se invece te ne distogli, oltre al tuo porterai il peccato anche dei tuoi sudditi e "Di': "O gente della Scrittura, addivenite ad una dichiarazione comune tra noi e voi: [e cioè ] che non adoreremo altri che Allah, senza nulla associarGli, e che non prenderemo alcuni di noi come signori all'infuori di Allah". Se poi volgono le spalle allora dite: "Testimoniate che noi siamo musulmani." (Il Corano 3: 64)
Abu Sufiene proseguì dicendo: "Appena Eraclio finì il suo discorso, le voci dei potenti che gli stavano attorno si alzarono; seguì una gran confusione, e non riuscìi a capire cosa hanno detto: L'Imperatore ordinò di farci uscire. Appena fuori e ritrovati tutti i miei compagni dissi loro: "La vicenda del figlio di Abu Kabscia (Roma) avrà avuto molta ampiezza, se lo stesso principe di Banul Asfar lo sta ora temendo!"
Da allora, avvilito ma sempre convinto che Muhammad avrebbe avuto finalmente successo, aspettavo finquando Allah non mi aperse il petto alla luce dell'Islam." (Sahih di Bukhari, 2782.)
Dal Testo
Muhammad, Il messaggero di Allah,
pace e benedizione su di lui
Abdul-Rahman al-Sheha
Tradotto dall'arabo dal professor:
Mohammed HASSANI
presto disponibile in versione integrale su www.aims-uk.org insha'Allah)
http://aims-uk.org/
ReplyDeleteooops!
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