Zayd ibn An-Najari anche noto col kunya di Abu Talha Al-Ansari fu un generosissimo Sahabah che visse in Medina al tempo in cui il Profeta (pace e benedizioni su di lui) visse lì. Egli era degli Ansari cioè degli abitanti di Medina convertitisi all’Islam che ospitarono gli emigranti da Meccah e fu noto per l’immensa generosità, nobiltà d’animo, destrezza, abilità militare, coraggio e rettitudine.
Egli chiese ad Ar-Rumaysa
bint Milhan an-Najjariyah, altrimenti nota col kunya Um Sulaym, di sposarlo perché rimasta vedova. Ella era una donna di
alte qualità morali ed
intellettuali. Era sicuro che ella non avrebbe rifiutato la sua proposta di matrimonio visto che egli era molto
ricco, di un alto rango sociale ed era mature, cioè
della giusta età per la vedova. Inoltre era
uno dei più audaci
combattenti di Banu Najjar e uno dei migliori arcieri di tutta Yatrib. Quando
lui le chiese la mano, ella rispose che un uomo del suo rango era fin troppo positivo
da rifiutare, eppure ella lo rifiutava perché
Mushrik. Abu Talha pensò che questa
fosse soltanto una banale scusa e che la donna avesse già
accettato la mano di qualcun altro probabilmente più ricco di lui. Egli le chiese: “Dimmi la
verità, qual è
il motivo per cui non vuoi sposarmi?” Ella rispose: “Pensi ci sia un’altra
ragione oltre quella che ti ho appena detto?” “Giallo e bianco: oro e argento,
questo è quello che penso” disse lui. “Oro e
argento!” esclamò la donna. E poi
aggiunse: “Ti invito a testimoniare Abu Talha, e chiamo Allah e il Suo Profeta,
pace e benedizioni su di lui, a testimoniare che se accetti l’Islam come tua religione,
accetterò di sposarti e non ti chiederò né
oro né argento. Il tuo Islam sarà la mia dote.”
Non appena udì queste parole, Abu Talha iniziò a pensare al proprio idolo che era fatto
da un legno raro e prezioso ed era il suo totem personale, stando al costume
della nobiltà della sua
tribù. Umm Sulaym voleva battere il ferro
finché caldo dunque continuò: “Abu Talha, sai che questa divinità che tu veneri al posto di Allah (“Il Dio”)
è venuta fuori dalla terra?” “Certo” egli
rispose.
“Non hai vergogna di
venerare un pezzo di legno al quale tu stesso hai dato forma di dio, pur sapendo
che altri hanno adoperato le altre parti dell’albero per alimentare le propri
stufe o per cuocere il pane? Se diventerai un buon musulmano, Abu Talha, ti
accetterò come marito, e non ti chiederò altra dote se non il tuo Islam.” “Ma come posso diventare un bravo musulmano?” egli chiese. “Te lo dirò. Devi pronunciare quella che è la verità e testimoniare che non c’è altro dio all’infuori di Allah e che Muhammad, pace e benedizioni su di lui, è il Suo Messaggero. Poi ti rechi a casa, distruggi il tuo idolo, e lo getti via.”
Abu Talha compiaciuto
disse: “Testimonio che non c’è
altro dio eccetto Allah e testimonio che Muhammad è messaggero di Allah.”
Poco dopo i due si
sposarano e i musulmani di Medina dicevano: “Non abbiamo mai udito di una dote
più virtuosa di quella di Umm Sulaym, perché ella ha richiesto in dote l’accettazione
[sincera] dell’Islam.”
Da quel giorno in poi Abu
Talha divenne un devoto e pio musulmano, anzi pose tutte le proprie energie al
servizio della propria fede. Egli amò
e stimò profondamente il Profeta, pace e benedizioni
su di lui.
Tra le proprie ricchezze, era noto per
possedere molti giardini con alberi di palma, tra cui uno bellissimo nel quale
scorreva un fiume le cui acque erano pure e presso il quale il Profeta, pace e
benedizioni su di lui, soleva sostare per dissetarsi. Abu Talha lo donò in beneficenza ai poveri e il Profeta, pace e benedizione su di lui,
gli disse che ciò gli avrebbe arrecato
un grande profitto nell’aldilà.
La storia
di Abu Talha non è
soltanto una stupefacente storia di amore e di generosità,
ma altresì una
storia di coraggio. Egli difese come meglio potè il Profeta, pace e
benedizioni su di lui, in battaglia e poi morì lontano da casa.
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