Bismillah al Rahman al Rahim
Mi guardavo
allo specchio con il velo, un velo assurdo, corto, una fascia colorata attorno
ai capelli e al collo, non un velo come lo intendo oggi, mio marito mi diceva:
Sei bellissima, le donne musulmane (mu’mininat) sono bellissime. Io non capivo,
mi guardavo e mi vedevo bruttissima, soprattutto, non ero io, non ero io, non
ero io, non ero la persona che avevo sempre conosciuto, amato, e che gli altri
conoscevano, e amavano…
E’ vero, non
ero io. NON ERO IO.
Ma la prima
domanda è: chi sono IO?
Uscivo con
questa assurda fascia di stoffa sintetica che mi strozzava da tutte le parti e
mi dava fastidio sulla pelle e poi, a un certo punto, fuori, sulla strada, di
punto in bianco, mi strappavo tutto di dosso e finalmente respiravo.. mio
marito mi guardava stupefatto. Poi, dopo un po’, ha capito che non doveva dire
nulla, e lasciarmi fare, ed aspettare…
Un giorno ho
comprato una sciarpa-scialle color celeste-blu, mi piaceva molto, era larga,
ampia, e non mi strozzava, l’ho indossata per andare ad un appuntamento per
prendere un appartamento in affitto, era un periodo che cercavamo nuova casa e
questi appuntamenti mi facevano impazzire, un’ansia incredibile perché non
sapevo se andare con il velo o no…
Subhna Llah,
quel giorno col mio velo stavo bene, mi sentivo bene, con quel celeste tinta
unita, quella stoffa morbida, e masha’a Llah, a entrambi gli appuntamenti, noi
due personaggi strani, io e mio marito, io con quel velo, siamo piaciuti tanto,
ed entrambe le persone incontrate volevano darci la casa.
Per la prima
volta, mi sentivo accettata in quella nuova strana identità, con quel velo,
perché io mi ero accettata.
Con grande
fatica, a circa cinque sei mesi da quella giornata stupenda, c’era un vento
bellissimo fuori, ho indossato il velo per sempre….
Ma ancora,
NON ERO IO.
Mi vestivo
come sempre, con i miei vestiti un po’ alternativi, con le solite gonne sotto
il ginocchio e con sotto i pantaloni, le maniche sempre lunghe, e questo velo
che mi circondava la testa e il collo.
Non ero male,
ma ancora NON MI RICONOSCEVO, non completamente.
Perché
ancora, ero quella persona che cercava di piacere agli altri, di farli
contenti, e pensavo così di fare contenta me stessa… pensavo molto a come
apparivo davanti agli altri…
Poi, ho
comprato la prima gonna veramente lunga, una gonna di velluto, simile a quelle
che avevo visto portare a delle sorelle al Masjid. Una gonna lunga fino ai
piedi, la mia mamma mi diceva sempre che io ero troppo bassa per mettere le
gonne lunghe, e io ero molto triste per questo… Subhanallah, una liberazione,
finalmente ora indossavo le gonne veramente lunghe, finalmente a 34 anni non
ero più una bambina che metteva sempre le gonne corte…
Al
hamdulillah Rabbi al ‘alamin, quante psicosi mi ha creato questo mondo assurdo
in cui sono vissuta.
Poi ho
iniziato a capire quale tipo di velo volevo: colori semplici, nero, marrone,
chiari, ma a tinta unita, veli ampi, che non mi strozzavano, stoffe naturali,
che non mi davano fastidio… difficile, trovare queste cose, nei mercati arabi o
pakistani, molto arabi, molto pakistani, ma poco “musulmani”… Ho iniziato a
capire che più lasciavo lo stile che sempre avevo cercato di seguire da
occidentale, e che sempre mi aveva fatto sentire il mio corpo come inadatto, fuori
posto, e più cercavo di seguire le regole semplici dell’Islam VERO, AUTENTICO,
dell’ hijab autentico, più mi sentivo meglio…
Era passato
un anno e mezzo: mi guardavo allo specchio, e provavo a coprire il mio viso
sempre di più, la bocca, poi il naso… più coprivo il mio viso, e più esso mi
appariva bellissimo… Una magia nei miei occhi…
Il NIQAB: una
nuova scoperta, curiosità, ansia, paura, paura di apparire troppo bella, paura
di attirare troppo gli sguardi, con quei miei occhi misteriosi che scrutano il
mondo…
Non ero
ancora pronta, ma intanto ecco, era arrivata la primavera, faceva caldo e non
potevo più mettere il giaccone invernale… ecco che allora feci una prova… quel
jilbab leggero color crema che mi regalò mia suocera…. maa sha’a Llah, mi guardo,
con la gonna sotto lunga, e quel jilbab sopra, e il velo nero sopra, e mi vedo
bellissima… troppo? Troppo bella per uscire davvero così fuori in giro per la
strada da sola con la mia piccola bimba di un anno?
Forse gli
altri, non mi vedranno così bella, penso, forse mi vedranno come una assurda ….
Mio marito mi
dice, oggi, con il niqab crema chiarissimo, e il jilbab dello stesso colore, di
cotone leggero entrambi: Sei bellissima, ma solo io ti vedo così, gli altri non
sanno quanto sei bella.
Nelle sue
parole, sento tutto il senso di quella perla racchiusa dentro la conchiglia di
madreperla, qualcosa di difficile da spiegare con le parole, che si può solo
vivere, sentire, sperimentare.
Non so, se
riesco a trasmettere quello che sento, in questi miei ricordi, non posso
spiegare forse, di cosa Allah ta’ala con l’Islam, mi ha liberata. Ero una
persona molto impegnata. Impegnata, come si dice qui, nel mondo vetrina
dell’occidente del XXI secolo, impegnata socialmente, culturalmente,
intellettualmente, professionalmente, anche spiritualmente: corsi a destra e
sinistra, esperienze alternative alla ricerca dell’energia suprema,di un dio…
Ero
un’appassionata di film d’autore, andavo a tutti i festival impegnati, stavo
anche dieci ore dentro un cinema, e poi le mostre d’arte, le gite on the road a
dormire in macchina per mesi…
L’Islam
chiede di lasciare tutto questo? Abbandonare, rinunciare? Non è una
rinuncia in realtà, non è una tabula
rasa, si tratta di fare una scelta. L’alternativa a tutto questo non è il
deserto, non è faccio la mamma e mi occupo di mio marito e i figli e basta, non
è così. E’ come la musica: pensavo, non è possibile, perché no la musica?
Poi a un certo punto, molto presto in
realtà, ho sentito dentro di me, il bisogno di silenzio, per fare posto alla
preghiera, all’incontro con Dio, avevo bisogno di silenzio, sempre, perché quei
ritmi, quei suoni, davvero fuorviavano la mia anima… Come quei film,
impegnatissimi certo, ma che mi portavano sempre fuori dalla realtà, dalla mia
realtà, da me stessa, erano una fuga…e i movimenti sociali e politici in cui mi
impegnavo… e i circoli d’arte e di cinema e tutto il resto: tanti teatri
diversi per inscenare una parte, la parte dell’ alternativa, brava, seria, ma
anche carina, intelligente… ma a disposizione di tutti, senza difese in realtà
– fuori molto forte, dentro fragile.
Una collega
mi ha detto: Ma perché, neanche la libertà di bere un caffé al bar? Ma quale
libertà? Subhana Llah, quanto “ho goduto”, da sola, nel mondo, sui treni, nei
bar, in giro, a bere e mangiare e dormire da sola, ma dentro, come mi sentivo?
Desolata, una terra desolata, a volte piangevo, così nella mia desolazione, ma
non sapevo cosa e come cercare…. e ne ho provate tante, di strade!
Era l’urlo di
una donna disperata, che non sapeva più dove sbattere la testa????! Me lo sono
chiesta tante volte, eppure, non mi vedo così… non ero così disperata, dal punto
di vista di questo mondo, avevo tutto… tutto. Ma dentro di me, non avevo
niente, mi mancava Dio.
Io non sono
nessuno, non sono quella che ero prima, non sono neanche forse ciò che sento
ora, ma il mio attuale nome, lo sento più vicino a me stessa, perché è il nome del mio ritorno al mio IO più vero… Non
ho più timori (quasi) di mostrare me stessa al mondo, non ho più nessuna parte
da recitare, non mi sento più a disagio, perché so che quello che faccio lo
faccio non per me, non per piacere agli altri, non per piacere a mio marito, ma
per Allah, in sha’a Llah, solo per LUI…
Lui, che ha
creato tutte le cose, Lui che ha creato l’uomo da un’aderenza… Che ha insegnato
all’uomo quello che non sapeva… Commoventi questi versetti, mio marito mi
ricorda: Dicevi che era una bella poesia… E’ vero, dicevo così, io amavo tanto
le poesie, ma non ce n’è nessuna che possa eguagliare questi versi (Allah dice
nel Qur’an: portate anche solo un versetto così… E nessuno, mai, è riuscito a
portarlo, a produrlo), perché non sono versi di un poeta, sono parole che
parlano di Verità, di una verità arcaica, presente dentro di noi come
esperienza ancestrale, e per questo, ci risuonano dentro, ci rimbombano dentro…
Attraverso
l’islam, l’hijab, la concezione della donna nell’Islam, io ho ritrovato il mio
vero essere donna, tutto ciò che finora mi ero sempre negata… Ero una
psicopatica? Avevo dei problemi psichici e con il nuovo lavaggio del cervello
li ho risolti? C’è chi pensa questo, ma tanti riscontri anche con questa realtà
esterna, mi fanno capire che non è così, in sha ‘a Llah.
Capisco la
reticenza di donne cresciute in questo mondo, a cambiare il contenitore, io ero
fissata con l’interno, prima, e pensavo, che c’entra l’esteriore?! Ma non è
così, se parliamo così, vuol dire che invece all’esteriore diamo molta
importanza..
Semplicemente,
ciò che è dentro, lo vedo fuori, ciò che è fuori, mi parla di ciò che c’è
dentro.. Per me, arrivare al hijab vero, è stato un bisogno, un bisogno di
SVELAMENTO, di svelare la mia scelta esteriore al mondo.. Perché per la prima
volta, non facevo un’esperienza mistica nel tempo libero, ma vivevo questa
scelta in ogni attimo, ogni respiro della mia vita, perché l’Islam è il mio
ossigeno, non c’è momento in cui posso farne a meno.
E poi, è
stato un bisogno che non avevo mai avuto il coraggio di accettare, il bisogno
di INTIMITA’, di proteggere la mia intimità dagli sguardi del mondo, qualcosa
che avevo sempre cercato, andando anche agli estremi, che mi hanno prodotto
molti danni dentro: nel rispetto verso me stessa, il mio corpo, la mia persona.
Rivivo dei
momenti che sono stati determinanti per me in questi ultimi cinque anni
(subhana Llah, devo contarli bene, perché mi sembrano pochi, eppure sono stati
così intensi che mi sembrano la parte più lunga della mia vita!): il percorso
iniziale incerto e confuso, passi avanti e indietro, il malessere della non
decisione, dello stare un po’ qui e un po’ di là, poi il sollievo dello stacco
finale, l’ingresso reale e forte dentro l’Islam (sicuramente ancora non
completo), e da qui, il taglio netto con tutta una serie di legami, esperienze,
situazioni e contesti di questo mondo, del mio mondo precedente, che ancora, a
volte, guardo con nostalgia, ma poi subito ripenso al sollievo di questo taglio,
alla pace conquistata quando sentivo di non avere più niente da nascondere agli
altri della mia scelta, perché era tutta lì, manifesta e alla portata di tutti…
ma sha’a Llah!
Rinunce
apparenti perché in realtà non significano niente, fuori dalla visione di
questa società occidentale materialistica e perduta, che ha ucciso nelle sue
menti e nel suo cuore la presenza di Allah, Il Dio.
Amicizie e
legami che ancora vorrei oggi recuperare,ma che si sono spenti da soli, perché
erano legami dentro un comune vagare nel mondo senza una meta chiara e precisa,
senza una direzione sensata.
Non voglio
dire che entrare completamente nell’Islam voglia dire rinunciare a ogni
contatto con chi non è musulmano, però quello che ho sperimentato io, è che
soprattutto nella fase di conoscenza, di apprendimento iniziali, per me è stato
fondamentale avere accanto delle sorelle (oltre alla presenza di mio marito),
che mi aiutassero con la loro conoscenza e la loro esperienza, a comprendere
certe cose, a sperimentare me stessa nel cammino di fede. Gli altri, tutti
quegli amici, amiche, parenti etc non musulmani, non mi erano di aiuto in quel
momento, generavano in me solo ansia e confusione, perché non erano in grado di
rispondere alle mie domande, ai miei dubbi, non mi sapevano indicare alcuna
strada (se lo fossero stati, allora perché diventare musulmana? Io che sono
stata tra loro, come loro, per tantissimo tempo…).
Solo in un
secondo momento, mi sono sentita pronta per ritornare da (alcuni) di loro.. ma
comunque non con grandi risultati: loro ora mi rifiutano, si è creato un grande
distacco, incolmabile credo, ed è molto difficile condividere momenti e
situazioni che anche per me possano essere accettabili, alla luce dell’islam..
Poi ci sono i miei bambini, e questo rende ogni contatto più difficile, perché
loro sarebbero troppo esposti a un
ambiente che non può portarci nulla di buono, ma solo generare confusione.
Allahumma
guida chi è perso, Allahumma guarisci i nostri mali dell’anima, Allahumma non
farci smarrire dopo che ti abbiamo ritrovato, mantienici in questo cammino,
aiutaci a sostenerci tra sorelle, crea sorellanza e amore tra di noi, nel Tuo
Nome. AMIN.
Emin Emin Emin...
ReplyDeleteIn più punti mi si sono inumiditi gli occhi.
Percorsi diversi ma sensazioni molto molto simili.
Jazekillahu khairan sorella per queste perle di saggezza che parlano direttamente da cuore a cuore.
Un abbraccio ad entrambe <3
Khadija
Jazakallah kheirun a Khadi per il suo commento e a Umm Hamid per condividere con noi le sue emozioni....anch'io mi sono rivista nelle sue parole che siono cosi' vere e descrittive.
Deleteالسلام عليكم
DeleteSubhana Allah brividi e nodo in gola più di una volta!!!
جزاك الله sorella per condividere questi ricordi e ameen alle tue du'a.
وعليكم السلام
subhan'allah sorella, io che sono musulmana dalla nascità, leggendo la tua storia mi sono talmente immedesimata che mi è sembrato di vivere queste emozioni in questo istante che leggevo, ecco perchè amo questa fede perchè non smette mai di farmi emozionare, e ogni volta provo sensazione che ho gia provato e li sento come se fosse la prima volta. mi fa molto piacere che ci siano sempre piu sorelle che entrano nell'islam Alhamduallah
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