Così come il termine “nafs” ha diverse connotazioni, così anche il termine “ruh”. Non viene mai usato in riferimento al corpo fisico (badan) da solo o all’anima quando è nel corpo. Piuttosto, ha varie altre utilizzazioni nella lingua araba e nella letteratura religiosa (si veda al-Tahawiyyah, pp.444-445 e Kitab al-Ruh, pp295-296). Nelle seguenti parole di Allah al Suo Messaggero (pace e benedizioni su di lui), è usato per indicare rivelazione, specificamente, il Corano:
وَكَذَٲلِكَ أَوۡحَيۡنَآ إِلَيۡكَ رُوحً۬ا مِّنۡ أَمۡرِنَاۚ ۬
“Ed è così che ti abbiamo indicato uno spirito (cioè il Corano)[che procede] dal Nostro ordine[…]” (Surah al-Shura, 42:52)
In altre parti del Corano la parola “ruh” è utilizzata per designare l’Angelo Jibril (Gabriele, su di lui la pace) a cui Allah ha affidato il compito della rivelazione divina. Per esempio:
وَإِنَّهُ ۥ لَتَنزِيلُ رَبِّ ٱلۡعَـٰلَمِينَ نَزَلَ بِهِ ٱلرُّوحُ ٱلۡأَمِينُ
“In verità esso (il Corano) è davvero ciò che il Signore dei mondi ha rivelato, è sceso con esso lo Spirito fedele (Jibril)” (Surah Ash-Shu’ara, 26:192-193)
Forze e sensi contenuti nel corpo umano vengono anche definiti “spiriti”. Si dice “al-ruh al-basir” (la spirito che vede) e “al-ruh al-sami” (lo spirito che sente, ascolta) e così via. Comunque essi sono definiti spiriti solo per convenzione. Questi sensi si estinguono al momento della morte del corpo fisico, ed essi sono diversi dal ruh, che non muore né si disintegra. Infine il termine ruh è usato qualche volta in senso ristretto, per designare lo spirito di fede che deriva dalla conoscenza che si ha di Allah, dal rivolgersi a Lui in pentimento e dal cercare Lui con amore e aspirazione. Questo è lo spirito (cioè la presa di coscienza di Dio) con cui Allah rafforza i Suoi servi obbedienti e scelti come è affermato nel seguente versetto coranico:
ُوْلَـٰٓٮِٕكَ ڪَتَبَ فِى قُلُوبِہِمُ ٱلۡإِيمَـٰنَ وَأَيَّدَهُم بِرُوحٍ۬ مِّنۡهُۖ
“Egli ha impresso la fede nel loro cuori e li ha rafforzati con uno spirito proveniente da Lui”
(Surah al-Mujadilah, 58:22).
In questo modo, la conoscenza è ruh (una forza spirituale), come la sincerità, la veridicità, il pentimento, l’amore per Allah e la completa subordinazione a Lui.
La gente differisce rispetto a questi tipi di forze spirituali. Alcuni ne sono così sopraffatti da diventare “spirituali”. Così si dice “tal dei tali ha spirito”. Altri perdono il potere di tali forze spirituali, o buona parte di esso, e diventano molto materialisti, esseri quasi bestiali (per maggiori dettagli, si consulti Lawami al-Anwar, pp31-32; al-Tahawiyyah, p.445 e Kitab al-Ruh, p.297). Si potrebbe dire che “tal dei tali non ha alcun’anima; è vuoto come una canna cava”.
Racconti autentici dal Profeta (pace e benedizione su di lui) stabiliscono nettamente che ruh e nafs rappresentano essenzialmente la stessa cosa. Le seguenti narrazioni, che sono due versioni diverse dello stesso episodio, chiarificheranno questo punto oltre ogni dubbio. Esse spiegano il modo in cui ruh/nafs si separano dal corpo del deceduto alla morte:
Umm Salamah raccontò che il Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui) disse:”Quando il ruh è estratto, la vista lo segue”.
Abu Hurayra raccontò che il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse: “Non vedi che quando una persona muore il suo sguardo è fisso attentamente; ciò succede quando la sua vista segue il suo nafs [quando viene fuori]”
Nella prima narrazione il termine ruh è adoperato mentre nella seconda nafs, ciò fa supporre che i due termini siano intercambiabili. (Si veda pure Siddiq Hasan Khan’s Fath al-Bayan vol. 8, p. 232)
Esperienza della morte
Sia il Corano che le narrazioni del Profeta (pace e benedizioni su di lui) descrivono la morte, qualcosa che tutte le creature viventi dovranno provare.
Il Corano afferma:
كُلُّ نَفۡسٍ۬ ذَآٮِٕقَةُ ٱلۡمَوۡتِۗ ِ
“Ogni animo assaggerà la morte” (Surah Al’Imaran 3:185)
Sebbene il termine nafs è utilizzato per l’anima in questo verso, il significato inteso è: “Ogni creatura che possiede un’anima deve morire”, come si dimostrerà più tardi.
Avversità e angoscia (agonia)
Nel seguente versetto coranico, Allah, l’Eccelso, ci informa dell’agonia della morte:
وَجَآءَتۡ سَكۡرَةُ ٱلۡمَوۡتِ بِٱلۡحَقِّۖ ذَٲلِكَ مَا كُنتَ مِنۡهُ تَحِيدُ
“E l’agonia della morte viene, in verità; ciò che voi vi augurate di evitare” (Surah Qaf 50:19)
In questo verso la frase: “Sakratul maut” (letteralmente, lo stato di ebbrezza della morte) è usato per indicare il cadere in deliquio (svenire) tipico della morte. Questa frase implica che ogni persona debba fare esperienza di un po’ di dolore e angoscia al momento della morte. (Si veda a proposito al-Alusi in Ruh al-Ma’ani, vol. 26, p.182 e al-Qurtubi in al-Jami li Ahkam al-Qur’an, vol.17, p.12)
Narrazioni autentiche del Profeta (su di lui la pace) lo confermano, come rapportato nel seguente hadith:
A’ishah raccontò: “(quando era vicino alla morte) il Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui) aveva un piccolo contenitore di acqua al fianco. Egli iniziò a bagnare le sue mani nell’acqua, e strofinarsi il volto con esse, egli disse: ‘Non c’è nessuno che merita di essere adorato tranne Allah, in verita’ la morte arreca agonia!” Poi egli alzò la mano e continuò a ripetere: ‘Nella compagnia più eccelsa’ finché la sua anima fu presa e la sua mano cadde floscia”. (al-Bukhari)
E in un’altra narrazione:
A’ishah raccontò:”In verità ho visto il Messagero di Allah (su di lui la pace) quando la morte si avvicinava; aveva un contenitore con dell’acqua nella quale immerse la mano e poi si strofinò il volto. Poi egli disse:”O Allah aiutami a superare le agonie della morte” (Narrato come autentico da al-Hakim)
Da quanto detto, appare evidente che la morte causi agonia e angoscia. Persino il Profeta (pace e benedizioni su di li) pregò Allah di aiutarlo a superare il grande test al quale si accingeva. Nel suo trattato sulle circostanze della morte e dell’al di là, al-Qurtubi enfatizzò questo punto. Egli affermò:”Se i profeti hanno provato tale agonia al momento della morte, e non solo essi, ma anche messaggeri e i pii credenti, come possiamo noi mostrarci tanto negligenti e troppo occupati per prepararci ad affrontarla? Due benefici derivano dall’agonia e dalle sofferenze che i profeti hanno sofferto (che Allah li benedica tutti). Prima di tutto ciò ci fornisce un’informazione certa sul dolore e la calamità della morte. Sebbene si possa testimoniare la morte di una persona, non si può osservare ogni terribile passaggio. Senza sapere cosa sta provando la persona in punto di morte, potremmo supporre che la suddetta persona abbia fatto una buona morte visto che è espirata senza sforzo. Ma l’uomo può essere sicuro dell’agonie del morente (altri oltre i martiri) perché sebbene i profeti siano stati onorati in modo speciale da Allah, hanno comunque (provato) la morte e ci hanno informato dei feroci spasimi della stessa. Il secondo beneficio che ne deriva è la conoscenza che l’uomo ne deriva su tale argomento, interrogandosi sul come mai i più amati da Allah-i profeti e i messaggeri- abbiano dovuto affrontare dure circonstanze del genere. Sicuramente Allah, il Potente e Misericodiosa, avrebbe potuto alleviargli tale dolore. Comunque, come in una narrazione da al-Bukhari, il Profeta (su di lui la pace) ci ha informato che proprio i profeti sono quelli messi alla prova più duramente, poi i più retti fra gli altri uomini e poi quelli con minore rettitudine rispetto ad essi. Dunque anche se Allah avrebbe potuto allegerire le agonie e spasimi della morte, Allah volle metterli alla prova fino alla fine per perfezionare le loro virtù ed innalzare il loro livello (in Paradiso). Comunque, è importante comprendere che Allah non intensificò la loro agonia più di quanto abbia invece fatto con persone peccaminose e disobbedienti. Il tormento che il disobbediente deve sopportare è una punizione e una retribuzione per la condotta peccaminosa avuta in vita. Dunque non c’è alcun paragaone tra i due casi. (Parafrasato da al-Qurtubi as-Tadhkirah fi Ahwal al-Mawta wa Umur al-Akhirah, p.22).
L’apparire di Satana
Da tutto ciò detto sinora appare evidente che la morte è un momento molto penoso. E non c’è dubbio che anche Satana viene al credente morente. Egli è sempre presente, tentando e mettendo in difficoltà un individuo durante la vita, fino al punto in cui l’anima departe dal corpo. Questa persecuzione continua è testimoniata da un hadith autentico:
Il Profeta (su di lui la pace) affermò:”In verità Satana vi si avvicina in ogni circostanza e fatti della vostra vita, anche quando mangiate”. (Tramandato da Muslim)
È comunemente raccontato che Satana si reca dell’individuo in punto di morte con le sembianze delle persone che ama, tali quali i genitori, fratelli e sorelle, amici eccetera e li incoraggia a morire come ebrei o cristiani. Comunque si dovrebbe chiarire che tali “narrazioni” non sono basate su autentiche narrazioni profetiche, ma piuttosto sono storie tratte dalle esperienze della gente. Al-Qurtubi menziona alcuni di queste descrizioni nel suo libro al-Tadhkirah, affermando: “Si racconta che quando un individuo è sul punto di morire gli si avvicinano due demoni, uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. Quello alla sua destra assume le sembianze di suo padre. Egli dice alla persona moribonda: ‘O figlio mio, in verità ti ho sempre amato e mi sono preso cura di te, sono morto come cristiano ed è la migliore delle religioni’. Il demone alla sua sinistra impersonificherà sua madre: ‘O figlio mo, ti ho portato in grembo, ti ho allattato e ti ho coccolato. Comunque io sono morta come ebrea ed è la migliore delle religioni.’ ” Al-Qurtubi continua affermando che Abul-Hasan al-Qabisi menziona questa descrizione nel suo commento sul trattato di Ibn Abi Zayd. Al –Qurtubi spiega come il moribondo, durante il deliquio della morte e durante le sue agonie, sia soggetto a varie prove e tribolazioni, come è già stato detto.
Al-Qurtubu menziona cnche che un gran numero di sapienti pii ed affidabili hanno testimoniato la presenza di Satana alla morte. Egli racconta di aver udito che uno dei suoi rispettabili insegnati, l’Imam Abul-Abbas bin ‘Umar al-Qurtubi, dire:”Ho visitato il fratello di un nostro insegnante, shaykh Abu Ja’far Muhammad al-Qurtubi a Cordoba, e l’ho trovato prossimo alla morte. Gli si diceva:”Ripeti:’La ilaha illa Allah”’, a ciò egli replicava: “No! No!” Quando egli riprese i sensi, noi gli menzionammo quello che era accaduto e egli disse:”Due demoni sono venuti, uno alla mia sinistra e l’altro alla mia destra. Uno di essi disse: ‘Muori da giudeo perché è la migliore delle religioni’, mentre l’altro diceva: ‘Muori da Cristiano perché è la migliore delle religioni’. Così io risposi loro: ‘No! No! Come osate dirmi ciò?’ ” (Questo episodio si verificò proprio subito prima la morte dell’imam. Dal momento che Allah non esporrebbe mai nessuno alla sconosciute realtà della morte a meno che non fosse veramente sul punto di morire, ogni racconto sul punto di morte di persone che poi non muoiono, deve essere trattato con scetticismo).
[...]
وَكَذَٲلِكَ أَوۡحَيۡنَآ إِلَيۡكَ رُوحً۬ا مِّنۡ أَمۡرِنَاۚ ۬
“Ed è così che ti abbiamo indicato uno spirito (cioè il Corano)[che procede] dal Nostro ordine[…]” (Surah al-Shura, 42:52)
In altre parti del Corano la parola “ruh” è utilizzata per designare l’Angelo Jibril (Gabriele, su di lui la pace) a cui Allah ha affidato il compito della rivelazione divina. Per esempio:
وَإِنَّهُ ۥ لَتَنزِيلُ رَبِّ ٱلۡعَـٰلَمِينَ نَزَلَ بِهِ ٱلرُّوحُ ٱلۡأَمِينُ
“In verità esso (il Corano) è davvero ciò che il Signore dei mondi ha rivelato, è sceso con esso lo Spirito fedele (Jibril)” (Surah Ash-Shu’ara, 26:192-193)
Forze e sensi contenuti nel corpo umano vengono anche definiti “spiriti”. Si dice “al-ruh al-basir” (la spirito che vede) e “al-ruh al-sami” (lo spirito che sente, ascolta) e così via. Comunque essi sono definiti spiriti solo per convenzione. Questi sensi si estinguono al momento della morte del corpo fisico, ed essi sono diversi dal ruh, che non muore né si disintegra. Infine il termine ruh è usato qualche volta in senso ristretto, per designare lo spirito di fede che deriva dalla conoscenza che si ha di Allah, dal rivolgersi a Lui in pentimento e dal cercare Lui con amore e aspirazione. Questo è lo spirito (cioè la presa di coscienza di Dio) con cui Allah rafforza i Suoi servi obbedienti e scelti come è affermato nel seguente versetto coranico:
ُوْلَـٰٓٮِٕكَ ڪَتَبَ فِى قُلُوبِہِمُ ٱلۡإِيمَـٰنَ وَأَيَّدَهُم بِرُوحٍ۬ مِّنۡهُۖ
“Egli ha impresso la fede nel loro cuori e li ha rafforzati con uno spirito proveniente da Lui”
(Surah al-Mujadilah, 58:22).
In questo modo, la conoscenza è ruh (una forza spirituale), come la sincerità, la veridicità, il pentimento, l’amore per Allah e la completa subordinazione a Lui.
La gente differisce rispetto a questi tipi di forze spirituali. Alcuni ne sono così sopraffatti da diventare “spirituali”. Così si dice “tal dei tali ha spirito”. Altri perdono il potere di tali forze spirituali, o buona parte di esso, e diventano molto materialisti, esseri quasi bestiali (per maggiori dettagli, si consulti Lawami al-Anwar, pp31-32; al-Tahawiyyah, p.445 e Kitab al-Ruh, p.297). Si potrebbe dire che “tal dei tali non ha alcun’anima; è vuoto come una canna cava”.
Racconti autentici dal Profeta (pace e benedizione su di lui) stabiliscono nettamente che ruh e nafs rappresentano essenzialmente la stessa cosa. Le seguenti narrazioni, che sono due versioni diverse dello stesso episodio, chiarificheranno questo punto oltre ogni dubbio. Esse spiegano il modo in cui ruh/nafs si separano dal corpo del deceduto alla morte:
Umm Salamah raccontò che il Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui) disse:”Quando il ruh è estratto, la vista lo segue”.
Abu Hurayra raccontò che il Profeta (pace e benedizioni su di lui) disse: “Non vedi che quando una persona muore il suo sguardo è fisso attentamente; ciò succede quando la sua vista segue il suo nafs [quando viene fuori]”
Nella prima narrazione il termine ruh è adoperato mentre nella seconda nafs, ciò fa supporre che i due termini siano intercambiabili. (Si veda pure Siddiq Hasan Khan’s Fath al-Bayan vol. 8, p. 232)
Esperienza della morte
Sia il Corano che le narrazioni del Profeta (pace e benedizioni su di lui) descrivono la morte, qualcosa che tutte le creature viventi dovranno provare.
Il Corano afferma:
كُلُّ نَفۡسٍ۬ ذَآٮِٕقَةُ ٱلۡمَوۡتِۗ ِ
“Ogni animo assaggerà la morte” (Surah Al’Imaran 3:185)
Sebbene il termine nafs è utilizzato per l’anima in questo verso, il significato inteso è: “Ogni creatura che possiede un’anima deve morire”, come si dimostrerà più tardi.
Avversità e angoscia (agonia)
Nel seguente versetto coranico, Allah, l’Eccelso, ci informa dell’agonia della morte:
وَجَآءَتۡ سَكۡرَةُ ٱلۡمَوۡتِ بِٱلۡحَقِّۖ ذَٲلِكَ مَا كُنتَ مِنۡهُ تَحِيدُ
“E l’agonia della morte viene, in verità; ciò che voi vi augurate di evitare” (Surah Qaf 50:19)
In questo verso la frase: “Sakratul maut” (letteralmente, lo stato di ebbrezza della morte) è usato per indicare il cadere in deliquio (svenire) tipico della morte. Questa frase implica che ogni persona debba fare esperienza di un po’ di dolore e angoscia al momento della morte. (Si veda a proposito al-Alusi in Ruh al-Ma’ani, vol. 26, p.182 e al-Qurtubi in al-Jami li Ahkam al-Qur’an, vol.17, p.12)
Narrazioni autentiche del Profeta (su di lui la pace) lo confermano, come rapportato nel seguente hadith:
A’ishah raccontò: “(quando era vicino alla morte) il Messaggero di Allah (pace e benedizioni su di lui) aveva un piccolo contenitore di acqua al fianco. Egli iniziò a bagnare le sue mani nell’acqua, e strofinarsi il volto con esse, egli disse: ‘Non c’è nessuno che merita di essere adorato tranne Allah, in verita’ la morte arreca agonia!” Poi egli alzò la mano e continuò a ripetere: ‘Nella compagnia più eccelsa’ finché la sua anima fu presa e la sua mano cadde floscia”. (al-Bukhari)
E in un’altra narrazione:
A’ishah raccontò:”In verità ho visto il Messagero di Allah (su di lui la pace) quando la morte si avvicinava; aveva un contenitore con dell’acqua nella quale immerse la mano e poi si strofinò il volto. Poi egli disse:”O Allah aiutami a superare le agonie della morte” (Narrato come autentico da al-Hakim)
Da quanto detto, appare evidente che la morte causi agonia e angoscia. Persino il Profeta (pace e benedizioni su di li) pregò Allah di aiutarlo a superare il grande test al quale si accingeva. Nel suo trattato sulle circostanze della morte e dell’al di là, al-Qurtubi enfatizzò questo punto. Egli affermò:”Se i profeti hanno provato tale agonia al momento della morte, e non solo essi, ma anche messaggeri e i pii credenti, come possiamo noi mostrarci tanto negligenti e troppo occupati per prepararci ad affrontarla? Due benefici derivano dall’agonia e dalle sofferenze che i profeti hanno sofferto (che Allah li benedica tutti). Prima di tutto ciò ci fornisce un’informazione certa sul dolore e la calamità della morte. Sebbene si possa testimoniare la morte di una persona, non si può osservare ogni terribile passaggio. Senza sapere cosa sta provando la persona in punto di morte, potremmo supporre che la suddetta persona abbia fatto una buona morte visto che è espirata senza sforzo. Ma l’uomo può essere sicuro dell’agonie del morente (altri oltre i martiri) perché sebbene i profeti siano stati onorati in modo speciale da Allah, hanno comunque (provato) la morte e ci hanno informato dei feroci spasimi della stessa. Il secondo beneficio che ne deriva è la conoscenza che l’uomo ne deriva su tale argomento, interrogandosi sul come mai i più amati da Allah-i profeti e i messaggeri- abbiano dovuto affrontare dure circonstanze del genere. Sicuramente Allah, il Potente e Misericodiosa, avrebbe potuto alleviargli tale dolore. Comunque, come in una narrazione da al-Bukhari, il Profeta (su di lui la pace) ci ha informato che proprio i profeti sono quelli messi alla prova più duramente, poi i più retti fra gli altri uomini e poi quelli con minore rettitudine rispetto ad essi. Dunque anche se Allah avrebbe potuto allegerire le agonie e spasimi della morte, Allah volle metterli alla prova fino alla fine per perfezionare le loro virtù ed innalzare il loro livello (in Paradiso). Comunque, è importante comprendere che Allah non intensificò la loro agonia più di quanto abbia invece fatto con persone peccaminose e disobbedienti. Il tormento che il disobbediente deve sopportare è una punizione e una retribuzione per la condotta peccaminosa avuta in vita. Dunque non c’è alcun paragaone tra i due casi. (Parafrasato da al-Qurtubi as-Tadhkirah fi Ahwal al-Mawta wa Umur al-Akhirah, p.22).
L’apparire di Satana
Da tutto ciò detto sinora appare evidente che la morte è un momento molto penoso. E non c’è dubbio che anche Satana viene al credente morente. Egli è sempre presente, tentando e mettendo in difficoltà un individuo durante la vita, fino al punto in cui l’anima departe dal corpo. Questa persecuzione continua è testimoniata da un hadith autentico:
Il Profeta (su di lui la pace) affermò:”In verità Satana vi si avvicina in ogni circostanza e fatti della vostra vita, anche quando mangiate”. (Tramandato da Muslim)
È comunemente raccontato che Satana si reca dell’individuo in punto di morte con le sembianze delle persone che ama, tali quali i genitori, fratelli e sorelle, amici eccetera e li incoraggia a morire come ebrei o cristiani. Comunque si dovrebbe chiarire che tali “narrazioni” non sono basate su autentiche narrazioni profetiche, ma piuttosto sono storie tratte dalle esperienze della gente. Al-Qurtubi menziona alcuni di queste descrizioni nel suo libro al-Tadhkirah, affermando: “Si racconta che quando un individuo è sul punto di morire gli si avvicinano due demoni, uno alla sua destra e l’altro alla sua sinistra. Quello alla sua destra assume le sembianze di suo padre. Egli dice alla persona moribonda: ‘O figlio mio, in verità ti ho sempre amato e mi sono preso cura di te, sono morto come cristiano ed è la migliore delle religioni’. Il demone alla sua sinistra impersonificherà sua madre: ‘O figlio mo, ti ho portato in grembo, ti ho allattato e ti ho coccolato. Comunque io sono morta come ebrea ed è la migliore delle religioni.’ ” Al-Qurtubi continua affermando che Abul-Hasan al-Qabisi menziona questa descrizione nel suo commento sul trattato di Ibn Abi Zayd. Al –Qurtubi spiega come il moribondo, durante il deliquio della morte e durante le sue agonie, sia soggetto a varie prove e tribolazioni, come è già stato detto.
Al-Qurtubu menziona cnche che un gran numero di sapienti pii ed affidabili hanno testimoniato la presenza di Satana alla morte. Egli racconta di aver udito che uno dei suoi rispettabili insegnati, l’Imam Abul-Abbas bin ‘Umar al-Qurtubi, dire:”Ho visitato il fratello di un nostro insegnante, shaykh Abu Ja’far Muhammad al-Qurtubi a Cordoba, e l’ho trovato prossimo alla morte. Gli si diceva:”Ripeti:’La ilaha illa Allah”’, a ciò egli replicava: “No! No!” Quando egli riprese i sensi, noi gli menzionammo quello che era accaduto e egli disse:”Due demoni sono venuti, uno alla mia sinistra e l’altro alla mia destra. Uno di essi disse: ‘Muori da giudeo perché è la migliore delle religioni’, mentre l’altro diceva: ‘Muori da Cristiano perché è la migliore delle religioni’. Così io risposi loro: ‘No! No! Come osate dirmi ciò?’ ” (Questo episodio si verificò proprio subito prima la morte dell’imam. Dal momento che Allah non esporrebbe mai nessuno alla sconosciute realtà della morte a meno che non fosse veramente sul punto di morire, ogni racconto sul punto di morte di persone che poi non muoiono, deve essere trattato con scetticismo).
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